Firenze, 22 maggio 2011 - FINALMENTE riceveranno i sospirati straordinari arretrati. Per due anni il Gides (gruppo investigativo delitti seriali) composto da otto persone fra agenti scelti sottoufficiali e ufficiali, aveva dato, senza sosta né di giorno, né di notte, la caccia al «mostro di Firenze» dal dicembre del 2004 al settembre 2006.
A lavoro concluso si erano rivolti al Ministero dell’Interno affinché pagasse le ore di straordinario effettuate e regolarmente vidimate sia dal responsabile del gruppo investigativo che dal sostituto procuratore della Repubblica di Perugia che aveva coordinato le indagini, ma si erano sentiti rispondere che le prestazioni in questione non erano state preventivamente autorizzate e che non vi era disponibilità di fondi.
 

 

Così in cinque erano stati costretti a ricorrere al Tar che, nel marzo del 2009, aveva inviato al Ministero dell’Interno un decreto ingiuntivo, in cui si riconosceva all’agente scelto Tiziana Colucci 5.315 euro, all’assistente capo Vincenzo Mele 2.453 euro, al vicesovrintendente Alessandro Borghi 2.638 euro, al vice-sovrintendente Joseph Costa 10.596 euro e all’ispettore capo Michelangelo Castelli 20.908 euro per un monte totale di 3400 ore.
Un decreto contro cui il Ministero ha presentato ricorso e che ha costretto i cinque rivolgersi nuovamente al Tar attraverso l’avvocato Caterina De Sossi
 

 

I giudici della prima sezione non hanno avuto dubbi e hanno confermato che lo Stato deve pagare
Per il Tar i dipendenti della Polizia non possono sottrarsi all’obbligo di svolgere il proprio servizio sulla base degli ordini dei superiori e inoltre non erano in grado di valutare se il lavoro richiesto era stato preventivamente autorizzato. E’ quindi poco ragionevole e ingiusto subordinare il pagamento di tali straordinari a circostanze che non dipendono da loro.
 

Alberto Gavazzeni

Tutti quegli anni vissuti pericolosamente. Perugini, il plauso dell'Fbi: "Roger, l'hai preso"

QUANDO Ruggero Perugini arrivò a Washington, al J. Edgar Hoover Building, sede della mitica Fbi, i funzionari americani, le persone per le quali avrebbe dovuto lavorare come ufficiale di collegamento con la polizia italiana, vollero metterlo alla prova. «Se tu venissi a sapere una notizia riservata e ti venisse detto di non riferirla ai tuoi superiori italiani, cosa faresti?». E lui rispose subito: «Voi non dovete raccontarmi cose che non posso riferire ai miei superiori italiani». E con questo chiuse il discorso.

 

RISPOSTA GIUSTA. Agli americani piacque questo signore romano, tiratore scelto, che, dopo l’università era entrato nell’Arma dei Carabinieri come tenente e nel 1975 era passato in Polizia. Specializzatosi a Modena in criminologia clinica si era perfezionato all’Accademia di Quantico in Virginia. E’ stato il primo capo della «Sam», la squadra antimostro dal 1986 al 1992. Furono lui e la sua équipe interforze a tirare fuori dall’elenco dei sospetti il contadino di Mercatale, Pietro Pacciani. Indagine ad excludendum, ma ad escluderlo non sono mai riusciti; anzi più andavano avanti negli accertamenti per poterlo eliminare dall’elenco dei sospetti, più Pacciani restava inguaiato.
Quando, un po’ emozionato, Perugini inviò agli amici docenti di Quantico, il capo di quella che allora era il Behavioral Analysis Unit (Bau) gli rispose: «You’ve got him, Roger!»: «Ruggero, l’hai preso».

 

ALL’IMPROVVISO, nell’inverno del ’92 Perugini fu trasferito a Washington, ufficiale di collegamento della Dia con l’Fbi. Qualche anno più tardi è tornato a Roma all’Unità di analisi dei crimini violenti. Negli anni 2000 è stato a Bruxelles capo dell’Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode)presso la Commissione Europea. Poi è andato in pensione.
 

 

Dopo passaggi durante i quali la responsabilità della Sam gravava sulle spalle del capo della squadra Mobile di Firenze, le decine e decine di faldoni dell’inchiesta del secolo, sono stati presi in carico dal dottor Michele Giuttari.
Prima funzionario della Mobile di Cosenza, poi funzionario della Dia a Napoli e a Firenze.Dopo le indagini sulla strage dei Georgofili del 1993, dal 1995 al 2003 ha ricoperto il ruolo di capo della Squadra Mobile di Firenze, Dal 2003 in poi è stato a capo di un pool investigativo denominato Gides (Gruppo Investigativo Delitti Seriali) alla ricerca dei mandanti dei delitti del Mostro di Firenze. Mario Vanni, detto «Torsolo», Giancarlo Lotti detto «Katanga» sono stati condannati con sentenza passata in giudicato per essere gli autori degli omicidi seriali.
 

Sciolto il Gides, Giuttari è stato dirigente presso l’Ufficio centrale ispettivo ministeriale, organo dirigente della polizia di stato. Da quest’anno lavora come avvocato specializzato in indagini difensive con il suo difensore storico, l’avvocato Pietro Fioravanti.
 

Della Sam del 1986 facevano parte il maresciallo Pietro Frillici, del Ros carabinieri, ora in pensione; Riccardo Lamperi, ora sostituto commissario alla Digos di Firenze; Callisto Di Genova, ora alla Mobile di Firenze; Alessandro Venturini, ora in pensione; Luigi Mattei, in pensione dalla Polizia in piena attività come consigliere comunale a Sesto Fiorentino; il maresciallo Arturo Minoliti, ora comandante della stazione carabinieri di Massa.

AL GIDES invece lavoravano i cinque poliziotti che hanno vinto la causa storica contro il Ministero per il pagamento degli straordinari. Alessandro Borghi ora al commissariato Oltrarno; Michelangelo Castelli al commissariato San Giovanni; Vincenzo Mele all’ufficio servizi del Gabinetto Questura; Tiziana Colucci al posto di polizia del Vaticano e Joseph Costa all’ufficio Passaporti della questura di Firenze.
Con Giuttari ha lavorato a lungo anche il dottor Fausto Vinci, adesso trasferito e promosso a Roma.
 

amadore agostini