Coronavirus e app contro il contagio: "Usiamola tutti insieme. E al bando i complottismi"

Paolo Barberis, fondatore di Dada e Nana Bianca, realtà fiorentine del mondo digital, parla dei futuri possibili scenari grazie al sistema "Immuni"

Paolo Barberis, fondatore di Dada e Nana Bianca

Paolo Barberis, fondatore di Dada e Nana Bianca

Firenze, 22 aprile 2020 - "L'app Immuni? Dovremmo fare fronte comune e usarla. Sarà un aiuto importante nella fase due, che ci renderà più consapevoli rispetto al contagio". Parola di Paolo Barberis, fondatore di Nana Bianca e Dada, due realtà fiorentine del mondo digital che sono un punto di riferimento per la Toscana e non solo.

Da un punto di osservazione privilegiato, quello di chi ogni giorno tasta il polso all'imprenditoria digitale, Barberis sidice favorevole all'app Immuni, che il governo dovrebbe lanciare di qui a un mese per tracciare il contagio attraverso un'app scaricabile su tutti gli smartphone. App che ci dirà se siamo entrati in contatto con una persona positiva, prendendo quindi le giuste contromisure (tampone e quarantena). "Al bando i complottismi - dice Barberis - Non credo che in questa fase ci sia la volontà di spiare i cittadini. E l'uso della tecnologia bluetooth e non del gps in questo senso fornisce garanzie". 

Come affronta l'imprenditoria digitale questo periodo così complicato?

"Il nostro lavoro non è molto diverso da prima, anzi se vogliamo si è intensificato. Facciamo le stesse cose che facevamo prima del contagio, solo che non siamo più nei nostri uffici ma a casa".

Sul funzionamento ipotetico dell'app di tracciamento Nana Bianca ha prodotto un video.

"Conosciamo la diffidenza della Rete verso le novità e abbiamo deciso di produrre un filmato esplicativo, comprensibile a tutti, su come potrebbe agire quest'app".

Immuni potrebbe aiutarci? Potrebbe avere un ruolo importante nella fase due?

"L'argomento nell'opinione pubblica è divisivo. Di sicuro un'app del genere potrebbe renderci più consapevoli nei confronti del contagio. Attraverso il bluetooth, il nostro smartphone entrerà in contatto con tutti gli altri smartphone che hanno l'app. Il telefono dunque terrà traccia, in forma del tutto anonima, delle persone con cui siamo venuti in contatto. Nel caso in cui una di queste persone divenga positiva, l'app ce lo dirà. Avvisandoci quindi del fatto che una delle persone che abbiamo incontrato ha il Covid-19". 

Dopo che ho ricevuto l'avviso quindi io utente posso prendere provvedimenti?

"Esattto. Saremo a quel punto consapevoli del contatto e potremo agire di conseguenza, svolgendo il tampone. Il punto è: preferiamo sapere o non sapere che abbiamo incontrato una persona positiva? Penso che sia importante saperlo. Certo che a quel punto entra in ballo la sanità". 

Servirà una scorta di tamponi...

"Se entro un mese esce l'app e avremo una scorta importante di tamponi, Immuni e i test sanitari insieme possono diventare una difesa importante contro il contagio. Sappiamo che in certi momenti ci sono state difficoltà nell'approvvigionamento di tamponi, ma la vittoria potrebbe passare da questo doppio dispositivo". 

Si parla molto di privacy in queste ore. L'app Immuni potrebbe "rubare" le nostre informazioni sensibili?

"Non credo sia il momento dei complottismi di fronte a un contagio che sta portando conseguenze sia a livello sanitario che economico, tra contagiati e pil in crollo. Non penso che sia una priorità dello Stato spiare i cittadini adesso. Serve da parte di tutti uno sforzo civico. L'app può essere uno strumento che lavora al nostro fianco. Ci può fornire, come diciamo nel video, i superpoteri per frenare il contagio. Dandoci consapevolezza. E avvisandoci se è il caso di entrare in quarantena. Dovremo convivere con questo virus. Se rimane in giro il problema comunque rimarrà. Avere più informazioni possibili ci può permettere di aiutare la discesa della curva. ". 

Si stima che almeno il 60% degli italiani dovrà scaricare l'app per una mappatura veritiera. Ma gli anziani riusciranno a usarla?

"Sicuramente dovrà essere un'app semplice da installare. Semplice come whatsapp, app che ha un'alta popolarità anche tra chi non è più giovane. In fase di realizzazione dell'app sarà decisivo trasformare i bisogni in soluzioni tecnologiche semplici e chiare. E comunque il fatto che forse meno over 70 scaricheranno l'app sarà bilanciato dal fatto che con ogni probabilità, anche nella fase due, sarà consigliato a chi ha superato una certa età di restare prudentemente in casa".

Ci sono altre soluzioni a parte l'app?

"Ho visto altre idee sul tracciamento del contagio. Era spuntata l'ipotesi di un braccialetto smart. Ma a quel punto non sarebbe che una ripetizione di qualcosa che abbiamo già, ovvero lo smartphone. Alcune Regioni hanno allo studio l'ipotesi di chiedere a tutti un diario virtuale della propria salute, una sorta di anamnesi collettiva. Ma è difficile pensare che il cittadino sia così propenso a tenere un diario. Mi sembra un'utopia. Avere il nostro smartphone in tasca con il bluetooth che indica se incontriamo positivi, il principio dell'app Immuni, mi sembra molto più sensato".

Cambiano le nostre priorità: volano le vendite di rulli smart per pedalare da fermi in maniera interattiva. E di software per videoconferenze. Il Covid ha modificato il mercato digitale?

"Questa situazione ha di sicuro accelerato l'implementazione di tecnologie di cui ignoravamo l'esistenza. Pensiamo alle riunioni. Fino ad oggi in molti hanno preferito le riunioni di persona che in video. Salvo poi accorgersi che nelle riunioni in video ci si concentra meglio e di più sul tema. Ma solo questa situazione, che ci ha costretto alle videoconferenze, ci ha mostrato come queste ultime siano più efficienti rispetto alle riunioni "fisiche". Con un impatto positivo sulla mobilità. Viaggiare un'ora per un meeting di mezz'ora ha senso? In questo modo risparmio tempo e denaro".