La Super League dell'arroganza

La provocazione dei grandi club (con i bilanci in rosso)

Paolo Chirichigno

Paolo Chirichigno

Firenze, 19 aprile 2021 - La gabbia è stata aperta con i Mondiali in Qatar, il calcio moderno ha scoperto che si può giocare in stadi con l'aria condizionata. L'opera di smembramento del vecchio pallone, quello del popolo, in fondo è iniziata lì. Il resto viene di conseguenza, anche l' idea della Super League, torneo senza perdenti in cui pochi guadagnano 500 milioni come bonus d'entrata. Un circolo chiuso, per niente vip, visto che l'idea è cafona: comanda chi ha più soldi. Cosa peraltro vera anche nel calcio del popolo, in cui però la passione nasce dal fatto che ogni tifoso, in cuor suo, ha il sogno di vincere uno scudetto o di andare in Champions League, con introiti che fanno svoltare anche la stagione successiva. Ipotesi teorica per molti, ma qualche volta accade. Dietro questa coltellata al calcio europeo c'è Andrea Agnelli, che forse non ha considerato come il rancore che deriva dal torneo dei supericchi può far sparire il cliente principe, il tifoso. Fanno parte della lista degli "eletti" club come Juventus, Inter, Milan, Real Madrid e Barcellona che hanno bilanci tendenti al rosso profondissimo. Psg, Bayern Monaco e Borussia Dortmund, i grandi esclusi, vivono senza questi patemi. Solo una concidenza? Alla fine, temiamo, sarà trovato un compromesso, magari un maxitorneo estivo per squadre multimilionarie. Il popolo del pallone è in rivolta, ma le sanzioni minacciate per chi aderirà alla Super League sono poco praticabili. Ecco perché vincerà il compromesso.