Luna Rossa, il mago dell'elettronica con Viareggio nel cuore

Marco Donati alla sua quarta avventura in Coppa America, vinta nel 2010 con Oracle

Marco Donati (foto Carlo Borlenghi dal sito lunarossachallenge.com)

Marco Donati (foto Carlo Borlenghi dal sito lunarossachallenge.com)

Viareggio (Lucca), 9 febbraio 2021 - Il salmastro l'ha respirato fin dal primo vagito, lui, viareggino di 49 anni, mago dell'elettronica applicata alla vela. Marco Donati fa parte del team Luna Rossa che dal 13 febbraio sfiderà in finale di Prada Cup il team britannico Ineos. In palio c'è un premio enorme: lanciare la sfida a Emirates Team New Zealand per la conquista della Coppa America, il Santo Graal della vela.

E dire che la carriera di Donati parte nel 2001 su Mascalzone Latino come responsabile dell’elettronica. Tre anni dopo entra nel team di Luna Rossa, ma per mettere in bacheca la sua prima Coppa America ci vuole la collaborazione con Oracle (iniziata nel 2009). Nel 2012 di nuovo la collaborazione con la squadra di Bertelli come consulente esterno all'assemblaggio del AC72 di Luna Rossa. Nel 2016 ha fondato l'azienda Donati Racing, specializzata nell’elettronica per barche da regata. Nel 2017 collabora con Emirates Team New Zealand che vince la America's Cup. Quindi quella di quest'anno è la sua quarta avventura mondiale.

L'elettronica è diventata centrale nelle regate di oggi, lei ha iniziato 20 anni fa con Mascalzone Latino. Cosa è cambiato in questo periodo?

"È cambiato molto, soprattutto l’uso dell’elettronica a bordo. Una volta l’elettronica serviva per lo sviluppo della barca e per aiutare i velisti a portare le barche più velocemente. Oggi senza elettronica la barca non naviga. I sistemi di controllo e regolazione delle vele, così come il sistema dei foil, è controllato da cilindri, elettrovalvole, motori. Quindi se non c’è una batteria a bordo le cose non si muovono".

Lei ha collaborato con diversi team, quello con Luna Rossa è un ritorno. Qual è l'atmosfera in casa Italia?

"È bella. Soprattutto perché questa volta ci sono molto più italiani e si parla molto di più italiano. Ovviamente ci sono molti tecnici e ingegneri stranieri, ma sono contento di poter parlare in italiano per l’80% della giornata, questo mi fa sentire più a casa".

Quali sono i ricordi più belli delle sue vittorie in Coppa America?

"Una su tutte è stata la vittoria con Oracle contro Alinghi nell’edizione del 2010, quella del Deed of Gift. In quella edizione particolare c’erano solo due barche, ma l’impegno e il lavoro svolto era enorme, abbiamo fatto tantissima ricerca, spaziando a 360 gradi in tutti i campi. Quella è stata l’unica che ho vinto e fino all’ultimo non riuscivo a crederci. Ma ci sono anche molte regate durante le varie sfide a cui ho partecipato che ricordo con grandissimo piacere, come la semifinale contro Oracle nell’edizione del 2007 o quella del 2002 ad Auckland con Mascalzone Latino, che è stata la mia prima vittoria in una regata di Coppa".

Da viareggino, come descrive il suo rapporto col mare? E con la sua città?

"In tutta la mia vita solo per due volte non ho fatto Natale a casa, una quando ero militare, la seconda quest’anno. Ritorno sempre a Viareggio. La mia città ce l’ho nel sangue, nel cuore. Poi per lavoro e scelte di vita, con la mia famiglia viaggio e lavoro in tutto il mondo, ma casa è casa".