Tognozzi, il fedelissimo di Luna Rossa. "La Coppa America è la Formula Uno del mare"

Toscano di Castiglione della Pescaia, ha partecipato a tutte le campagne del team di Bertelli

Giovanni Tognozzi (foto Carlo Borlenghi dal sito lunarossachallenge.com)

Giovanni Tognozzi (foto Carlo Borlenghi dal sito lunarossachallenge.com)

Castiglione della Pescaia (Grosseto), 9 febbraio 2021 - Se c'è un fedelissimo di Luna Rossa, eccolo qua: Gianni Tognozzi, all'anagrafe Giovanni, da Castiglione della Pescaia. Non per nulla la culla del team di Bertelli, là dove nacque tutto. Tognozzi è con Luna Rossa fino dalla prima sfida, nel 2000, e da allora non ha mai mollato: lui c'è sempre stato e ci sarà anche quest'anno.

Scorrendo il suo curriculum, ricordiamo che nel 2010 è stata boat captain del TP52 Luna Rossa e nel 2011 è stato shore team manager del catamarano Extreme 40 con cui Luna Rossa ha vinto l'Extreme Sailing Series. Dal 2016 partecipa al circuito di regate internazionali di barche d’epoca e ha partecipato a numerose regate off-shore. Questa è la sua sesta campagna in America’s Cup.

Tognozzi, lei è una delle memorie storiche di Luna Rossa. Cosa ricorda degli inizi di questa straordinaria avventura?

"La prima esperienza su Luna Rossa è stata estremamente emozionante. Eravamo una grande famiglia che affrontava per la prima volta questa sfida. Arrivammo alla Louis Vuitton Cup dopo 58 regate e questo ci ha insegnato tanto tecnicamente sia in mare che a terra. È stato un grande momento di crescita sia personale che professionale".

Come entrò a far parte del mondo Luna Rossa?

"Dal 1986 al 1996 ho lavorato come rigger tra Punta Ala, Cala Galera e i maggiori porti della Toscana. Inoltre regatavo sia sulle derive (soling, laser e hobie-cat), sia sulle barche d’altura (nelle classi IOR e IMS). Erano i tempi in cui venivano organizzate moltissime regate come Pasquavela, la Settimana Velica di Alassio, e il campionato di Cala Galera era affollatissimo. In quel periodo lavoravo anche in una veleria a Castiglione, dove ho conosciuto Renzo Guidi, che voleva acquistare un soling. Lo accompagnai a Trieste per andare a ritirarlo e in quel viaggio diventammo amici. Mi segnalò al signor Bertelli, suo amico, che in quel periodo stava mettendo su il team per partecipare alla Coppa. Mi occupai del sistema dei winch e dell’attrezzatura di coperta. Dopo sei mesi di prova, fui confermato e da allora non ho mai lasciato il team".

Sesta campagna in America's Cup: come è cambiata la vela in questi anni?

"Dal 2000 ad oggi è cambiato tanto. Penso solo allo shore team che oggi è molto più numeroso rispetto alle edizioni precedenti. Si lavora alla barca 24 ore al giorno. Sono barche che richiedono una continua manutenzione, con standard elevatissimi, a causa anche degli enormi sforzi a cui sono sottoposte. Sono un amante delle barche tradizionali, su cui continuo a fare regate, e dove tutti possono farle, ma credo che la Coppa America debba fare il suo corso alla ricerca della tecnologia più avanzata. Ho visto e lavorato sugli IACC v.5, sui catamarani del 2013 (gli AC72) e su quelli del 2017 (gli AC50) e devo dire che sempre, da queste esperienze, sono state sviluppate soluzioni che poi hanno trovato riscontro anche sulle barche comuni, da regata e da crociera. La Coppa America è la Formula 1 del mare, è un percorso di ricerca che non si può fermare".

Lei è di Castiglione della Pescaia, dove nacque Luna Rossa. Che rapporto ha con la sua terra d'origine?

"Castiglion della Pescaia è il luogo dove amo ritornare e passare le mie vacanze, quando non sono in giro per il mondo: una sorta di “buen retiro”. Lì ho la mia barca a vela con cui amo navigare tra le isole dell’arcipelago".