Fallimento Fiorentina, Cecchi Gori prova a rialzare la testa e chiede 350 milioni di danni

Parla il suo legale, Passalacqua: "La perdurante inerzia degli organi di fallimento ci ha fatto prendere questa decisione. Gravissime anomalie"

Vittorio Cecchi Gori

Vittorio Cecchi Gori

Roma, 17 novembre 2018 - Vittorio Cecchi Gori prova a rialzare la testa. Archiviato il ricovero in ospedale, concluso la scorsa primavera, per una serie di gravi patologie, il produttore cinematografico tenta di riprendersi, con l’aiuto dell’avvocato Gianfranco Passalacqua, suo storico legale, quello che ritiene gli sia stato a suo tempo sottratto ingiustamente: il club della Fiorentina dichiarato fallito nel settembre 2002 con tanto di ordinanza di custodia cautelare notificato proprio a Cecchi Gori, che ne era il presidente, per bancarotta. Ieri l’ex patron della squadra viola ha deciso di agire direttamente nei confronti del «Fallimento A.C. Fiorentina spa», nella persona del suo curatore, recapitando atto di diffida, cui seguirà citazione per danni che una perizia avrebbe stimato in 350 milioni di euro. Un’iniziativa giudiziaria inevitabile di fronte a quella che l’avvocato Passalacqua definisce «perdurante inerzia degli organi del fallimento».

Da oltre 15 anniI, Cecchi Gori chiede ai giudici di fare chiarezza sulle circostanze che condussero al crac della società di calcio disposto dall’allora giudice Sebastiano Puliga, coinvolto in un’inchiesta di Genova su un giro di fallimenti pilotati (tra cui quello della Fiorentina) e condannato definitivamente a 6 anni di reclusione per falso e la bancarotta di un’azienda privata.

«Nel corso degli anni - continua l’avvocato Passalacqua - sono emersi fatti e acquisiti documenti che hanno reso evidenti le gravissime anomalie connesse alle vicende che portarono al fallimento dal quale è derivato, successivamente, il dissesto del gruppo Cecchi Gori. Un’anomalia su tutte: la Covisoc (la Commissione di vigilanza sulle società di calcio, ndr), che nel giugno 2002 riteneva la Fiorentina idonea all’ammissione al campionato di serie A 2002/2003, a distanza di un mese e senza alcuna motivazione, contraddiceva le sue stesse conclusioni. Altra macroscopica anomalia è la circostanza che la Fiorentina fu l’unica società obbligata a saldare in un unica soluzione il suo debito con il Fisco attraverso una compensazione con i crediti vantati dalla stessa per i diritti tv, laddove le altre società, indebitate quanto e oltre la Fiorentina, furono beneficiate con dilazioni trentennali».

Il legale di Cecchi Gori sottolinea che «i giudici interessati dalla vicenda in questi anni non si sono mai pronunciati nel merito delle contestazioni avanzate dal patron della Fiorentina, ritenendo legittimato ad agire, e quindi obbligato, il «Fallimento» della società stessa. Cecchi Gori, sin dal 2003, ha sollecitato il «Fallimento» ad agire a tutela della società nonchè dei suoi soci e creditori, ma senza risultati. Una prova sta nel ricorso al Tar dell’aprile del 2008 per ottenere un risarcimento dei danni legati all’esclusione della Fiorentina dal campionato di B per la stagione 2002/03 con il «Fallimento» che rinunciava a costituirsi e con il giudice amministrativo che attribuiva solo al potere decisionale del suo curatore» l’esperibilità di ogni azioni esecutiva». Cecchi Gori è fiducioso: «Sarà l’occasione per far luce su una vicenda che presenta troppe ombre».