Anna Meucci, la calciatrice pasticcera e quell'amore grande per la Valdinievole

Lei, pratese, ha studiato a Montecatini, vive e lavora a Monsummano e gioca a pallone a Larciano

Meucci tra poco compirà 28 anni: trascorre la quarantena lontano dalla famiglia

Meucci tra poco compirà 28 anni: trascorre la quarantena lontano dalla famiglia

Larciano (Pistoia), 2 aprile 2020 - Una bionda che sorride? È il massimo, direbbero i comici americani (e non solo). Anna è il più bello spot per Pistoia e la Valdinievole: da noi ha studiato, ha giocato e gioca a pallone, trovato lavoro e casa. Compirà 28 anni il 1° maggio, Anna Meucci da Maliseti, pasticcera e calciatrice. Sebbene non sappia ancora se lo trascorrerà in quarantena, da sola lontano dalla famiglia, è il ritratto della felicità. “Vivo e lavoro a Monsummano, nel laboratorio della Pasticceria Paganelli; gioco a pallone a Larciano nell’Unione Montalbano, in Promozione. Sono contenta: il prossimo passo sarà acquistare una casa qua, perché in Valdinievole ho trovato una seconda famiglia”.

Diplomata in Cucina all’Istituto Alberghiero Martini di Montecatini, ha vestito le maglie dell’Acf Agliana e poi di RB Montecatini, RB Valdinievole, Giovani Granata Monsummano e Unione Montalbano. Tra le esperienze lavorative, quella in una pizzeria a Borgo a Buggiano. “Ho una famiglia meravigliosa – racconta – composta da babbo Mario, mamma Fiorenza e mio fratello Francesco, ex pallavolista. Ho sempre avuto la passione per giocare a calcio più che per tifare squadre o calciatori. Dai 9 ai 14 anni, nonostante mamma e babbo preferissero che praticassi altri sport (hanno tentato col nuoto prima e il judo poi), ho giocato a pallone coi maschi, nel Maliseti. Mi piaceva un sacco, mi sono trovata benissimo: me la cavavo e scendevo in campo. Volevano chiedere una deroga per farmi continuare con loro. Fantastico. Poi iniziai a studiare all’alberghiero e a giocare ad Agliana. Ho speso una vita per il pallone, sacrifici ripagati però: partivo la mattina presto da Prato, arrivavo a Montecatini, dopo la scuola rientravo a Prato, mi preparavo il borsone e tornavo a giocare in Valdinievole”.

Appena diplomatasi, subito al lavoro: in una pasticceria a Prato, nella pizzeria citata, in un ristorante all’Osmannoro. Infine a Monsummano. “Ho incontrato i coniugi Paganelli, meravigliosi: mi hanno fatto sentire a casa, come fossi una figlia. Il laboratorio, alzarsi presto e finire tardi con gli allenamenti di pallone, riesco a conciliare tutto. Ho trovato la stabilità”. Comprendiamo perché le compagne di squadra sostengano che dia tranquillità al gruppo e il tecnico, Nico Mattioli, la giudichi una calciatrice coi fiocchi (per restare in tema di prelibatezze).

“Un tempo, lavorando, mi allenavo da sola. Oggi mi alzo alle 5, finisco il mio turno mattutino oppure faccio quello pomeridiano, stacco, e dalle 20 alle 22, eccomi a Larciano a faticare col pallone. Si mangia tardi, si va a letto, pronti a fare i conti con la sveglia. Ho la fortuna di essere in un ambiente ideale al lavoro e in un eccellente spogliatoio. Il gruppo del Montalbano è unito, coeso, fatto di amiche più che di colleghe. All’inizio Mattioli mi ha schierata da centrocampista centrale e poi mi ha fatto tornare al mio ruolo, difensore centrale. Stimo moltissimo Dami e Genua, giusto che la metà campo sia loro.

Si spendono tantissime energie, là in mezzo. Le velociste della formazione? Maddaloni e Pippi, il terzino sinistro”. Tutto idilliaco (“Babbo e mamma tifosi appassionati, che mi seguono in casa e fuori”), tranne… “Ci siamo rimaste male che il Consiglio direttivo del Comitato regionale toscano abbia deciso di annullare la Coppa Toscana di Promozione, a marzo. Che fretta c’era? Mancava solo una partita, tra noi e l’Audax Rufina: la finale. L’avremmo potuta recuperare in qualsiasi momento, una volta ripartiti. Una decisione che sorprende e fa male”. Forza e coraggio: quel bel sorriso, Anna, carattere d’oro, non lo perderà comunque.

Gianluca Barni