Buon compleanno maestro Mehta

Domani alle 19 dirigerà "Tosca" di Puccini in forma di concerto sul podio del "suo" Teatro del Maggio : la festa

Mehta

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FIRENZE, 18 maggio 2021 -  «Mi sento una briciola, una cosa minuscola se penso a compositori come Beethoven e Mozart Per me non esiste altro modo umano di essere, che sentirsi piccoli rispetto ai geni che ci hanno preceduti. E’ così che vivo: con la consapevolezza di essere solo parte di un tutto". Domani alle 19 il Maestro Zubin Mehta dirigerà al Teatro del Maggio la recita straordinaria di "Tosca" in forma di concerto, per il suo 85esimo compleanno. Maestro Mehta sul podio col «suo» Maggio e per il suo compleanno. Emozionato?

"Non merito tutta questa attenzione, basta ragazzi. Ho già avuto tanto per il mio compleanno a Berlino, dico solo: andiamo avanti".

Poi partirà per Salisburgo.

"Andiamo là tra qualche giorno. Sì, avevo due concerti e sono felice di avere tra gli interpreti nei ruoli principali Saioa Hernàndez, Francesco Meli, Luca Salsi straordinari cantanti che saranno in scena anche domani".

Non è stato «Tosca» il primo titolo che ha segnato il suo debutto assoluto?

"E’ così. E’ il primo titolo operistico con cui ho debuttato la prima volta nel 1963 a Montreal. Ma da allora l’ho affrontata sui palcoscenici del mondo e incisa in varie edizioni discografiche".

Allora potrebbe salire sul podio già adesso.

"No invece. Perchè non si finisce di imparare e soprattutto perchè non dirigo “Tosca“ da dieci anni: ho ricominciato a studiarla. Ma non è una fatica quando hai davanti una musica tanto straordinaria. Nessuno si deve mai sentire arrivato".

Maestro Mehta e i suoi sessant’anni di meravigliosa, gloriosa carriera: la prima immagine che le viene in mente è?

"Legata a mio padre. Quando ero molto giovane la prima volta che incontrai la musica è stata a Bombay per accompagnarlo a un concerto di archi dove suonava Ciajkovskij. Mio padre Mehli era un grandissimo solista violinista, fondatore della Bombay Symphony Orchestra. Mi portò con lui e avevo 17 anni. Ricordo ancora di essere stato difronte a lui e all’orchestra a seguire la musica. Forse è lì che ho pensato che avrei potuto dirigere".

Una volta ha raccontato di aver imparato il significato della parola razzismo in Europa. "Sono cresciuto in una scuola gesuita di Bombay: nella mia classe c’erano sette religioni che convivevano con la mia in modo del tutto naturale. Non esisteva opportunità di odio o di discriminazione di qualunque genere. Del razzismo, anche se non ho mai sentito una parola contro di me che sono indiano, ho imparato il significato solo in Europa, durante la guerra, con l’antisemitismo".

Sempre in difesa dei valori del Maggio: si sente fiorentino?

"Sono diventato fiorentino con tutto il mio cuore. Amo Firenze dove ho casa anche se un po’ fuori dal centro. Il Maggio? Dopo 35 anni è casa mia".

Lei ha lavorato con un grande fiorentino, il Maestro Zeff irelli.

"Era un vero genio. Ho fatto una Traviata con lui a Parigi nel 1986 e una regia che non dimenticherò per tutta la vita. Spiavo dalle quinte come insegnava: era unico al mondo. E certi momenti non andrebbero rivestirti di parole, ma di gratitudine".