Zubin Mehta, buona la seconda

Firenze: il nuovo concerto diretto dal maestro nella sala a lui dedicata con musiche di Beethoven, Puccini e Bruckner

Zubin  Mehta

Zubin Mehta

Firenze, 23 dicembre 2021 - La prima sensazione che si avverte a fine serata è quella dell'intensità del suono. Un elemento al quale il pubblico del Teatro del Maggio dovrà fare l'abitudine, così come i musicisti. La nuova Sala Zubin Mehta ha infatti un'acustica generosa, diversa da quella della vicina sala principale e totalmente agli antipodi dell'altra che caratterizzava il vecchio Teatro Comunale. Gli strumenti e le voci, almeno nel programma scelto dallo stesso Zubin Mehta, si sono mostrati imponenti costringendo l'ascoltatore a un'elaborazione delle emozioni che arrivavano dal palco. In senso positivo ovviamente dato che di grande musica si è trattata, così come altrettanto grande è stata l'interpretazione.

Il concerto dedicato alla città per l'inaugurazione, il giorno dopo quello iniziale alla presenza del capo dello stato Sergio Mattarella, ha riproposto la Sinfonia n. 7 di Ludwig Van Beethoven e la Messa a quattro voci "di Gloria" di Giacomo Puccini con l'aggiunta del Te Deum di Anton Bruckner. Proprio con Beethoven dalla sala si percepisce il cambio di sensazione rispetto al passato: archi, legni, ottoni e percussioni dell'Orchestra del Maggio arrivano al pubblico in modo più netto, potendo esprimere al meglio la costruzione della settima sinfonia. Qui Mehta ha reso al meglio il concetto di "apoteosi della danza" con il quale Richard Wagner descrisse la pagina.

Una lettura brillante, imponente a tratti, dopo la quale resta la meraviglia di una compagine orchestrale che risponde perfettamente alle idee che vengono dal podio. Sono poi le voci del Coro del Maggio (preparate da Lorenzo Fratini) a far comprendere a loro volta quanto il suono di una sala possa valorizzare composizioni, che in questo caso mettevano in luce la loro solenne religiosità. La messa di Puccini mostra un giovane autore che ha perfettamente assimilato i fondamentali della scrittura prima una carriera legata al teatro in musica. L'inno di Bruckner è invece il lavoro di un maestro nei suoi ultimi anni che si rivolge al trascendente.

Brani che si impongono per la loro grande musicalità e che vedono nei solisti (Elisabet Strid, Marie-Claude Chappuis, Benjamin Bernheim, Franz-Joseph Selig in Bruckner, Mattia Olivieri  e lo stesso Bernheim in Bruckner) l'ulteriore anello sonoro per giungere alla loro rivelazione, Così Mehta ha potuto onorare degnamente la sua sala per il secondo giorno consecutivo con il pubblico (forse era scontato) a festeggiarlo.