L'olandese sbarca dal passato

Il lavoro di Wagner al Teatro del Maggio

Immagine dal I atto dell'opera (dal sito del teatro)

Immagine dal I atto dell'opera (dal sito del teatro)

Firenze, 16  gennaio 2018 - Alla vigilia dell'ultima replica dell'Olandese volante di Richard Wagner c'è una riflessione che a nostro parere deve essere fatta. Un teatro d'opera di grande tradizione ha il dovere di proprorre opere raramente rappresentate in Italia. Basti pensare che il lavoro wagneriano a Firenze mancava dal 1993 dove però fu rappresentato in forma di concerto, mentre da un punto di vista scenico bisogna andare indietro fino al 1969. Le scelte poi devono trovare riscontro al botteghino e al gradimento del pubblico, Alla terza rappresentazione, dedicata meritoriamente alla memoria del maestro Bruno Rigacci scomparso domenica scorsa, il pubblico c'era e il consenso non è mancato. Magari poteva essere più caloroso, ma questo a parer nostro sta nella scarsa popolarità dell'opera.

A tenere le fila del discorso è stato il direttore d'orchestra Fabio Luisi. Una figura come la sua sta diventando, al di là dei meriti artistici, funzionale al compito del teatro di cui parlavamo prima. Un direttore principale che prende per mano le componenti artistiche verso un repertorio più ampio possibile fatto di titoli popolari e meno conosciuti, nella lirica e nella sinfonica. Va detto che nel primo atto l'impressione avuta è quella che podio e orchestra dovessero trovare la giusta confidenza che poi è diventata evidente nel secondo e nel terzo, L'olandese è in pratica decollato proprio dal secondo atto in poi, complice la poca forma (annunciata) del protagonista Thomas Gazheli.

Il duetto tra l'eccellente Senta di Marjore Owens e l'ordinato Peter Santis nella parte di Erik, quello successivo Senta-olandese, le scene corali, il buon livello del cast, hanno fornito un'occasione importante nel far conoscere il Wagner antecedente al Ring con le caratteristiche tipiche dei momenti di passaggio.che caratterizzano un linguaggio musicale. L'olandese non è più un fantasma. Adesso attendiamo altre riscoperte.