"Il mondo in testa" di Gegè Telesforo

Il vocalist racconta la sua ultima incisione piena di ospiti

Gegè Telesforo (foto Sonia Keshishian)

Gegè Telesforo (foto Sonia Keshishian)

Roma, 28 aprile 2020 - Gegè Telesforo è un vocalist di grande esperienza. La sua popolarità è non solo strettamente musicale, ma anche televisiva grazie alla trasmissione di Renzo Arbore Doc e recentemente con le 65 puntate del programma Variazioni sul Tema su Rai 5. Di Telesforo è uscito di recente l'album “Il mondo in testa” (co-produzione Jando Music – Groovemaster Edition – Via Veneto Jazz / distribuzione Goodfellas), 

Come nasce e cosa significa al mondo in testa?

L'obiettivo di questo disco è quello di raccontare la mia storia. Sono un musicista, ma anche un viaggiatore onnivoro musicalmente, ma anche di esperienze. Ho messo tutto insieme, tutto quello che ho ascoltato per creare un album che fosse ritmicamente dalla natura etnica. Per questo alla fine ho utilizzato l’italiano, pur avendo scritto i testi in inglese quando poi sono andato a realizzate i provini nella fase di arrangiamento non mi convinceva come lingua, con la sua metrica e la sua prosodia. E alla fine l’italiano è stata una piacevole riscoperta per me perché sono tornato a scrivere e a cantare nella nostra lingua dopo tanti anni. Rimanendo salda la mia natura di musicista versatile di jazz, con tutte le sfumature ritmiche e armoniche che mi porto dietro da sempre.

Stavolta ci sono molti ospiti nel disco che usano la voce. Con quale criterio li ha scelti?

Ornai è un po’ di tempo che realizzo gli album da compositore e producer più che da artista. Per questo  ho scritto della musica non pensando di doverla interpretare personalmente in tutte le composizioni, Poi per alcuni brani ho chiamato artisti italiani a me cari che infatti hanno dato il loro piacevole e fortunato contributo alla produzione. Alla fine quando calco il palcoscenico certamente mi porto dietro degli ottimi musicisti ai qualiperò do sempre tanto spazio perché continuo a considerare la musica un momento importante di condivisione che poi le canzoni le canti io personalmente o altri non fa molta differenza, Ci sono cantanti più bravi di me a interpretare certe canzoni. L’obiettivo è quello di creare un bel progetto, a prescindere da chi lo canti.

Ci sono anche grandi professionisti della scena jazz che strumentalmente sorreggono bene le voci

Mi sono rivolto a colleghi illustri che suonano con me da tempo e che sono una certezza come Dario Deidda al basso, suo fratello Alfonso al sax, che ha suonato strumenti in tutte le mie produzioni. Max Ionata strumentista di fama mondiale che lavora con me da tanti anni, il pianista Seby Burgio, e poi giovani talenti che seguo e che meritano attenzione tanto che nel prossimo futuro dimostreranno il loro valore. Poi voglio ricordare le voci bellissime di cui parlavamo prima come Daniela Spalletta, Simona Severini, Ainé e il songwriter siciliano che ho scelto per la title track, Lello Analfino leader dei Tinturia. Insieme abbiamo vissuto grandi momenti di musica.