Couturier, il pianista legato a Firenze

Il solista francese inaugura "I Poeti del Piano Solo" alla Sala Vanni

François Couturier (foto Mark Mushet)

François Couturier (foto Mark Mushet)

Firenze, 30 settembre 2020 - "Mi piace molto la vostra città. Sono venuto più volte a suonare, oltre che a consultare gli archivi di Andrej Tarkovskij, conservati dal figlio. Ho una tale passione per i film del regista che ho intitolato a lui il quartetto con cui mi esibisco". Il pianista francese François Couturier si mostra contento all'idea du tornare a Firenze in un'occasione particolare. Quella della rassegna I Poeti del Piano Solo curata da Stefano Maurizi e ospitata dal Musicus Concentus in Sala Vanni. Couturier sarà il primo dei tre pianisti in cartellone a esibirsi giovedì 1 ottobre alle 21.15

Come ha programmato questo concerto: ci saranno improvvisazioni o eseguirà musica scritta?

Ho inciso un disco di piano solo nove anni fa, quindi ho dovuto pensare molto a come affrontare la serata da un punto di vista musicale. Ho raccolto tanta musica e consultato partiture per costruire il programma. Provando e riprovando alla fine sono arrivato alla conclusione che sarà un concerto con molta improvvisazione. Almeno è la mia intenzione fino a questo momento.

Lei ha appena inciso un nuovo album con la violoncellista Anja Lechner per l'etichetta Ecm. Dopo tanti anni di sodalizio come scegliete le vostre musiche?

Con lei abbiamo percorsi musicali completamente differenti. Anja è una violoncellista classica e mi adeguo a una musica da camera della tradizione colta. Scegliamo le musiche che si adattano a questa visione e proviamo tantissimo per arrivare al programma dell'incisione. Generalmente nel disco c'è la metà del lavoro fatto in precedenza. Ci sono anche brani che ho composto appositamente. E' una prassi che è simile al lavoro per il Quartetto Tarkovskij in cui anche Anja è presente.

Si sente un pianista strettamente jazz o è più legato alla classica?

La musica classica è sempre stata presente nella mia attività anche se il jazz è stata la mia vita. Ho fatto tante collaborazioni: ricordo specialmente quelle con il contrabbassista Jean-Paul Celea e il batterista Daniel Humair. Io mi sento prevalentemente un improvvisatore, anche se un giornalista una volta ha scritto che suonavo jazz con uno stile che non era da jazzista.