L'Arpeggiata tra barocco e jazz

Esecuzione di grande livello dell'ensemble di Christina Pluhar nella data di Verona

L'Arpeggiata (dal sito del gruppo, foto Marco Borggreve)

L'Arpeggiata (dal sito del gruppo, foto Marco Borggreve)

Verona, 15 febbraio 2019 - Chi ama la musica barocca conosce questo gruppo molto bene. Anche alcuni appassionati di altri generi, jazz per primo, si sono imbattuti nel linguaggio stilistico dell'ensemble, tramite incisioni discografiche. Ma è dal vivo che L'Arpeggiata, formazione fondata e diretta da Christina Pluhar, esprime tutta la sua potenza. Classe impeccabile nell'esecuzione, sonorità che sfidano i secoli, scelta azzeccata del repertorio, ispirazione nel trattamento del brano con momenti di improvvisazione, e un tocco di senso dell'umorismo che non guasta. L'appuntamento al Teatro Ristori, dove fortunatamente il pubblico è accorso in massa, è tra quelli che gli appassionati di musica possono incorniciare nella loro memoria. 

Il repertorio della serata era dedicato all'opera di Henry Purcell, una delle glorie nazionali inglesi. Attorno alla sua musica, Christina Pluhar e L'Arpeggiata hanno costruito tutta una serie di sensazioni che hanno reso l'esecuzione interessante dalla prima all'ultima nota. Dicevamo del jazz ed ecco la presenza di un senatore quale Gianluigi Trovesi al clarinetto basso, o del più giovane Francesco Turrisi (già ascoltato lo scorso mese a Torino in duo con Rhiannon Giddens) che ha saputo inventare un gioco di armonie e melodie al pianoforte rivelatesi assolutamente funzionali alla musica di Purcell, specialmente nell'aria del Lamento di Didone. Ma c'è anche una dose importante di  musica popolare. 

E' non è stato solo grazie al percussionista Sergey Saprichev che in un momento solista ha evocato i ritmi sudamericani aggiungendo la sua voce. Pluhar (presente sul palco anche come esecutrice di tiorba) ha infatti confermato la sua vocazione al recupero delle danze antiche in tempo ternario: passacaglia, ciaccona, follia, giga, tarantella che hanno rappresentato il filo comune del concerto in aggiunta a quello dell'autore e in un incrocio di vari strumenti. A cui dobbiamo aggiungere quello naturale della voce: il soprano Cèline Scheen dal timbro sicuro e grande forza interpretativa (come esempio il già citato Lamento) e  il contralto Vincenzo Capezzuto, non impostato liricamente tanto da ricordare Jon Anderson, il cantante del gruppo rock Yes. 

La sua interpretazione di Man is for woman made ha fatto capire come Purcell sia stato anche ispiratore delle future Light Operas di Gilbert e Sullivan. Una menzione a parte è per i bis una sorprendente Hallelujah di Leonard Cohen (anche qui il ritmo ternario è alla base della ballata) e la Pizzica di San Vito con tanto di passi di danza e Doron Sherwin, il solista di cornetto, che ha improvvisato un rap cantato con tanto di berretto e occhiali da sole. Nel giorno di San Valentino e nella città di Romeo e Giulietta, la serata al Ristori è stata l'occasione per innamorarsi della musica.