Le frammentazioni nemiche della ripresa

Piccole e medie imprese, per i Partner PwC c’è il rischio di una minore competitività entrando nel mercato dei grandi player

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di Lisa Ciardi

Oltre alla burocrazia, un forte freno alla crescita e alla ripartenza del Paese è dato dall’eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale. L’Italia, storicamente, è sempre stata caratterizzata da una fitta rete di piccole medie imprese (Pmi) che, da sole, generano il 66,9% del valore aggiunto complessivo nell’economia non finanziaria nazionale (contro una media europea di 56,4%) e una quota di occupazione ancora maggiore, pari al 78,1% (contro la media europea del 66,6%).

"Questa peculiarità, che in passato ci ha permesso di sviluppare un sistema produttivo specializzato e molto flessibile, rappresenta oggi un elemento di rischio – spiegano i Partner PwC -. La frammentazione del nostro tessuto imprenditoriale comporta una minore competitività su un mercato sempre più caratterizzato da grandi player. Secondo Cerved, le Pmi hanno mostrato grande resilienza alla crisi e, grazie all’effetto combinato di interventi emergenziali, come la moratoria sui debiti e le garanzie pubbliche ai prestiti, e di azioni di efficientamento per contenere i costi, già nel 2022 si stima il ritorno ai livelli di attività e di redditività pre-pandemici". Ma cosa serve alle piccole medie imprese per poter crescere a livello qualitativo e dimensionale? "Gli imprenditori auspicano percorsi di consolidamento e crescita che combattano la frammentazione del sistema produttivo – proseguono da PwC -. Per fare ciò, è necessario fare filiera, permettendo la creazione di poli di eccellenza competitivi capaci di favorire processi di ammodernamento e di innovazione. Occorre inoltre aumentare la scala dimensionale del tessuto imprenditoriale italiano in modo da attuare economie di scala, attraendo le risorse e le competenze necessarie per migliorare il nostro posizionamento competitivo sui mercati esteri".

Le operazioni di natura straordinaria stanno giocando un ruolo fondamentale nel processo di creazione di "campioni nazionali". I dati del report "M&A Trends 1H2021 Italia & Mondo" redatto da PwC hanno confermato il trend di ripresa nei primi sei mesi del 2021, già avviato nell’ultimo quadrimestre del 2020, con una crescita nei volumi delle transazioni in tutti i settori (+19%). L’anno si è chiuso con 705 deals (+27,3% rispetto al 2020) per un valore di 85,5 miliardi di euro, un record per il nostro Paese. Si tratta sia di acquisizioni effettuate da imprese che puntano a crescere sia di operazioni d’investimento portate avanti dai fondi di Private Equity che mirano a creare singole entità dimensionalmente più grandi, tramite una serie di acquisizioni di Pmi che operano nello stesso settore. Molto interessante, a proposito, è il fondo da 47 milioni di euro varato dalla Commissione Europea e dall’Ufficio dell’Ue per la Proprietà Intellettuale (Euipo) per proteggere la proprietà intellettuale delle Pmi.

L’iniziativa offre una serie di voucher alle piccole medie imprese con sede nell’Unione europea per aiutarle a proteggere i loro diritti di proprietà intellettuale. Si tratta del secondo Fondo dell’Ue volto a sostenere le Pmi nella ripresa dalla pandemia da Covid-19 e nelle transizioni verde e digitale per i prossimi tre anni (2022-2024). L’iniziativa parte dalla considerazione che, se le Pmi vogliono crescere o diventare leader nelle nuove tecnologie, devono riuscire a proteggere le loro invenzioni e creazioni, come le grandi imprese. D’altronde, il principale valore aggiunto delle Pmi europee è rappresentato proprio dalla loro capacità di sviluppare nuove idee e competenze. Il contributo finanziario della Commissione europea, pari a 2 milioni di euro, sarà interamente destinato ai servizi relativi ai brevetti. Una Pmi potrebbe per esempio presentare domanda di rimborso dei costi di registrazione sostenuti per brevettare la sua invenzione in uno Stato membro.