"La forza dell’ottimismo verso la ripresa Scelte green, meno burocrazia e il Pnrr"

Alessandro Parrini, partner PwC Italia, responsabile dell’Area Centrale e dell’ufficio di Firenze di PwC, illustra il post Covid. Come combattere l’aumento dei prezzi legato anche alla guerra. L’importanza vitale della transizione ecologica e digitale

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Nonostante la fase difficile, caratterizzata prima dal Covid-19 e poi dal conflitto in Ucraina, il sistema economico italiano guarda al futuro con ottimismo. A evidenziarlo, la 25esima Global and Italian Ceo survey condotta da PwC: secondo la ricerca il 75% degli amministratori italiani si aspetta una crescita del Pil nazionale nei prossimi 12 mesi e di questi il 40% prospetta un aumento "notevole". A illustrare i dati, Alessandro Parrini, partner PwC Italia, responsabile dell’Area Centrale e dell’ufficio di Firenze di PwC. "Il sentimento di fiducia – spiega - è legato all’elevato tasso vaccinale che supera la media europea: il 90% della popolazione con più di 12 anni ha ricevuto una dose e oltre l’80% ha anche quella addizionale o il booster. Un altro importante fattore è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che, con il suo pacchetto di riforme e investimenti, si pone l’obiettivo della transizione verde e digitale.

Il Piano si basa sullo stanziamento di 191,5 miliardi dalla Commissione Europea, fra sovvenzioni e prestiti. A questi si aggiungono altri 30,6 miliardi messi a disposizione dal Fondo complementare e finanziati con risorse nazionali. I complessivi 222,1 miliardi di euro saranno impiegati per finanziare gli investimenti programmati dal Piano che agiranno sui "punti deboli" del nostro sistema e, secondo le stime, porteranno a un ritorno ai livelli pre-crisi alla fine del 2022 in termini di occupati e ore lavorate. Il tasso di disoccupazione, secondo le stime di gennaio 2022 di Banca d’Italia, scenderà dal 9,4% (media del 2021) all’8,7% nel 2024 e il Pil aumenterà ulteriormente nel triennio: del +3,8% nel 2022, +2,5% nel 2023 e +1,7% nel 2024. Le previsioni in merito al rapporto tra debito pubblico e Pil, che è già calato al 153,5% nel 2021 (-2,1% rispetto al 2020), prospettano un’ulteriore diminuzione entro il 2024, quando scenderà al 146,1%". Il quadro attuale, tuttavia, evidenzia anche dei punti di debolezza, che si sono acuiti proprio durante la pandemia.

"Fra questi – prosegue Alessandro Parrini – ci sono i tassi di crescita e i livelli di produttività che, in Italia, restano inferiori a quelli delle altre grandi nazioni europee, o il rapporto tra debito pubblico e Pil tra i più alti dell’area Ocse. Quest’ultimo è passato dal 134,3% del 2019 al 155,6%. Il Pil nell’anno della pandemia ha perso l’8,9% e l’occupazione è calata ai livelli del 2017: oltre 450mila posti di lavoro in meno, il -2%". Oltre che dalla pandemia e dalle tensioni internazionali, la ripartenza è minacciata dal crescente fenomeno della "Shortage Economy" causato da una domanda di gran lunga superiore all’offerta. L’aumento dei prezzi, incrementato dalla guerra, si lega dunque anche a fattori preesistenti, come la limitata capacità produttiva, la mancanza di capitale umano, scorte, componenti e materie prime.

"Da gennaio a dicembre 2021 – prosegue Parrini - i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia sono aumentati del +400%, passando da 61 euro al megawattora a 288 euro. Questo è dovuto essenzialmente a due fattori: la crescita nei prezzi di energia elettrica e gas (+500%) e l’incremento dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 nel sistema europeo Ets (da 33 a 79 euro a tonnellata). Ci sono però anche dinamiche di lungo periodo come la transizione ecologica (Net Zero Emission 2050) e digitale, con un aumento nella domanda delle materie prime utilizzate nelle tecnologie necessarie". L’analisi di questo scenario è stata voluta da PwC per poter poi progettare il futuro. "Durante gli incontri del Top 500 2020-2021 – conclude Parrini – la sburocratizzazione è stata individuata come necessaria per la ripartenza da imprenditori e associazioni di categoria. Ancora oggi, in Italia, un’impresa su tre, il 33,1% del totale, vede negli oneri amministrativi e burocratici un ostacolo allo sviluppo della competitività. Si tratta di una quota superiore a quella che dichiara come ostacolo la carenza di risorse finanziarie (che è il 29,6%). Serve una strategia di semplificazione, anche grazie al Pnrr". Lisa Ciardi