"Abbiamo capito che il mercato va corretto"

Nicola Sciclone, direttore di Irpet: "Gli anni di crisi ci hanno insegnato che gli investimenti pubblici possono essere la strada giusta"

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di Monica Pieraccini

Tra chi produce, lavora e consuma si avverte un senso di frustrazione per uno scenario cambiato rapidamente negli ultimi due mesi. Il 2021 è stato un anno di ripresa, ma l’aumento dei prezzi di energia prima e il conflitto in Ucraina dopo, hanno fatto rivedere al ribasso le stime per il 2022, con l’anno che potrebbe chiudersi con il Pil al +2% o anche peggio. "Tutti questi eventi avversi, però, qualcosa ci stanno insegnando", commenta Nicola Sciclone, direttore di Irpet. "Per anni, ad esempio, abbiamo avuto una fede cieca nelle virtù salvifiche del mercato, poi gli stessi economisti che fino al 2020 dichiaravano che gli investimenti pubblici potevano essere uno spreco di risorse, oggi li raccomandano". "Abbiamo capito, insomma – sottolinea – che il mercato può essere corretto, indirizzato e accompagnato dalle politiche dal lato della domanda". C’è poi una maggiore consapevolezza rispetto al passato che per risolvere problemi globali non è sufficiente una dimensione nazionale e, sopratutto, evidenzia il direttore Irpet, "oggi anche le classi dirigenti stanno rendendosi conto dell’esigenza di ridurre la dipendenza dall’estero", che sia energetica, ma anche sanitaria o di generi alimentari. Infine, da questa crisi si è capito che "se dobbiamo aumentare l’energia rinnovabile, anche per ridurre la dipendenza dall’estero, bisogna trovare il modo di sbloccare quei vincoli che bloccano una serie di scelte strategiche per questo Paese e anche per la nostra regione". Se da questa ‘tempesta perfetta’ si possono trarre insegnamenti, specie per il futuro, non manca la preoccupazione per quello che sta accadendo in questo momento.

"Preoccupa l’aumento dell’inflazione – evidenzia Sciclone – perché già prima dello scoppio della guerra in Ucraina, in Toscana avevamo 28 famiglie ogni 100 che dichiaravano di non essere in grado di sostenere spese impreviste per 800 euro". "Se consideriamo i rincari di luce, gas, carburanti, l’aggravio di spesa per le famiglie – prosegue il direttore di Irpet – rischia di essere dell’ordine di grandezza superiore a quella cifra". Nella regione, quindi, una quota non trascurabile di cittadini si potrebbe trovare presto, se non lo è già, in difficoltà economiche. Molto dipenderà da quello che accadrà da qui a fine anno. "La crescita del 2021 è stata rapida e vigorosa – ricorda Sciclone – e le prospettive per quest’anno erano di consolidamento. L’export della regione aveva segnato un +9% rispetto al 2019. Anche la produzione industriale aveva colmato il gap rispetto al 2019". Dati positivi erano arrivati anche dal mercato lavoro, sopratutto nei settori sanità, istruzione e costruzioni. "Ci aspettavamo, insomma, di recuperare con il 2022 quanto perso nel 2020. Invece in questo primo trimestre gli indicatori sono tutti negativi; bisogna vedere se saremo in grado di recuperare quanto già perso nei trimestri successivi".

L’aumento delle materie prime di questa portata non si era mai visto in passato, sopratutto per quanto riguarda gas e energia elettrica. "Tutto questo rischia di ridimensionare le stime della crescita. Di quanto? Dipende se la guerra in Ucraina terminerà o meno nel giro di qualche settimana e se ci sarà o meno una escalation militare. Sicuramente la crescita attesa nel 2022 sarà ridimensionata, nella migliore della ipotesi sopra i 2 punti di Pil, nella peggiore – conclude Sciclone – potrebbe diventare, su base annua, prossima allo zero".