Vivere l’archeologia: il gioco delle assenze

UICI

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L’idea di condividere la bellezza, offrendola agli occhi di un pubblico sempre più vasto, ha una sua storia, sul filo rosso di una visione del mondo come patrimonio comune, piuttosto che proprietà privata della generazione di turno. «Una cosa – commenta il Presidente dell’Uici Consiglio Regionale Toscana Antonio Quatraro - è però dare la possibilità ai comuni mortali di ammirare quadri, sculture e oggetti antichi di provenienze disparate, altra è scommettere che tutta questa grazia di Dio possa riempire il cuore anche di quei mortali che non hanno avuto in sorte il dono della vista, oppure che l’hanno perduta lungo quel pellegrinaggio che è il nostro esistere. Parlo dei ciechi e degli ipovedenti».

Insieme ai dirigenti del Museo di Fiesole, l’Unione italiana ciechi e ipovedenti ha iniziato un percorso condiviso, fatto di incontri, scambi, momenti di formazione e di autoformazione, ai quali hanno partecipato anche alcuni studenti nell’ambito del progetto scuola-lavoro. Il percorso è stato finalizzato a migliorare il livello di accessibilità del museo e dell’Anfiteatro Romano di Fiesole (Fi). «L’ultimo tratto del nostro percorso – spiega Quatraro - ha dato luogo a una rievocazione scenica del passato che continua a esistere non solo nel ricordo, ma nella condivisione di emozioni, sollecitate dal contatto fisico con i luoghi, con l’atmosfera, con i reperti (frammenti di muro etrusco e romano esplorati con le mani nel loro contesto naturale, frammenti di oggetti di vita quotidiana, oltre che sculture da toccare, inclusa la celebre lupa bronzea). La performance teatrale offerta a un pubblico attento, sistemato sui gradoni dell’anfiteatro romano, per ascoltare la Aulularia, con la regia di Marco Di Costanzo, ha sintetizzato mirabilmente un’atmosfera fatta di suoni e rumori di oggi e di echi e risonanze ultra millenari».