Lotta all’Alzheimer

Una sfida a livello globale

AIMA

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La ricerca per l’Alzheimer, iniziata circa 50 anni fa, è tuttora fatta di ipotesi, tentativi, piccoli passi e fallimenti. Non esiste ancora una cura certa ma la ricerca vuole andare avanti per individuare trattamenti mirati ed efficaci e dare risposte a una malattia che rappresenta oggi una priorità nell’agenda globale. Anche per l’incidenza crescente e il pesante carico umano, sociale ed economico ad essa legati. Temi al centro dell’appuntamento annuale promosso dalla Fondazione Lilly nell’ambito del progetto “La Ricerca in Italia: un’idea per il futuro”, che si è svolto al Ministero della Salute. Un’occasione per fare il punto sull’emergenza sanitaria e sociale dell’Alzheimer, partendo dal progetto “Interceptor” avviato dall’Agenzia Italiana del Farmaco insieme a un gruppo di esperti sulle demenze tra cui Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer). L’obbiettivo finale è essere pronti a fare uno screening su base nazionale della popolazione di pazienti a rischio di evoluzione verso l’Alzheimer, ottimizzare la distribuzione del nuovo o dei nuovi farmaci, ed evitare di esporre al trattamento pazienti che non ne trarrebbero giovamento. Così si garantirebbe la sostenibilità del sistema. All’incontro, a cui ha partecipato una delegazione di Aima Firenze guidata dal presidente Manlio Matera, è intervenuto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «La ricerca in ambito sanitario è un investimento che contribuisce non solo ad alimentare le conoscenze scientifiche a beneficio del benessere dei cittadini – ha detto il ministro - ma anche a migliorare la qualità del servizio sanitario e allo sviluppo dell’intero sistema economico del Paese, senza tralasciare l’enorme valore etico e sociale che riveste. Nell’ambito delle demenze, poi, il tema si fa ancora più stringente e complesso: già nel 2008 il Parlamento Europeo aveva riconosciuto la malattia di Alzheimer come priorità di salute pubblica. Farmaci innovativi che sviluppino un intervento di diagnosi precoce, consentirebbero non solo di contenere, arginare o guarire la patologia, ma anche di costruire un nuovo modello di organizzazione per la gestione dei pazienti, oggi - spesso - a carico delle sole famiglie. È su questo terreno che si gioca una delle più grandi sfide di un sistema sanitario universalistico, come è quello italiano».