Il Farmaceutico Militare: eccellenza nella produzione di farmaci orfani salvavita

Un accordo con la Regione Toscana consentirà di rafforzare la formazione sui medicinali cannabinoidi ed estendere l’attività dello stabilimento alla sperimentazione clinica no profit

La Nazione Solidale

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Un accordo importante, che amplia e intensifica la collaborazione tra Regione Toscana e Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare. È stato firmato da poco e permetterà di rafforzare la collaborazione per quanto riguarda informazione e formazione sui farmaci cannabinoidi, estendendola alla ricerca e alla sperimentazione clinica no profit, con particolare attenzione ai farmaci orfani.

Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare è un’istituzione importante per Firenze, per la Toscana, e anche a livello nazionale. Con la produzione della cannabis a scopo terapeutico ha trovato una sua nuova vocazione e in questi anni la collaborazione con le istituzioni è stata stretta e proficua. Con l’ultimo accordo, questa sinergia si intensifica e si allarga anche al fronte della ricerca, in particolare per quei farmaci orfani sui quali non c’è investimento da parte delle aziende (al momento sono distribuiti 5 farmaci orfani per le malattie rare, ndr).

Grazie al patto siglato recentemente, inoltre, la Regione Toscana metterà a disposizione del Farmaceutico Militare le professionalità del Centro di ascolto regionale, che già lavora a supporto dei percorsi che riguardano malattie rare e oncologiche, e che ora sarà in grado di rispondere anche ai cittadini sull’uso terapeutico della cannabis, favorendo un dialogo costruttivo con i medici responsabili del progetto terapeutico.

Il Farmaceutico Militare, unica officina farmaceutica dello Stato, dispone di un’officina attrezzata con infrastrutture, impianti di lavorazione, laboratori, magazzini e relativo know-how per la produzione di farmaci orfani e cannabis per uso terapeutico. Da sempre collabora con altre istituzioni e con numerose Università per attività congiunte di ricerca e formazione per la produzione di farmaci orfani. Il Farmaceutico fa parte di Agenzie industrie difesa, guidate da Gian Carlo Anselmino, l’organismo che si occupa della gestione delle unità industriali del ministero della Difesa. Il comandante è il colonnello Antonio Medica. Fiorentino doc, è arrivato in istituto nel 1990 da soldato semplice per la naja. Dopo la laurea in chimica e tecnologia farmaceutica, ha proseguito la carriera militare fino a diventare direttore dell’istituto. È stato l’artefice delle tappe più epocali, come l’attuazione del progetto cannabis o l’industrializzazione dei farmaci orfani. «Abbiamo sempre collaborato per le esigenze sanitarie del Paese – ha detto il colonnello Medica - già negli anni ’50 si facevano micro produzioni di farmaci normalmente non reperibili sul mercato. Nel 2007 c’è stato il salto con l’industrializzazione della produzione. Attualmente realizziamo 5 farmaci orfani per il trattamento di circa 2000 pazienti che soffrono di patologie croniche fortemente invalidanti. La produzione viene gestita con l’Agenzia italiana del farmaco. Nel 2017 il ricavo da questo settore è stato di un milione e 700mila euro, con un margine di circa 200mila. Denaro che ci permette di mantenere le linee produttive in efficienza».

I farmaci orfani vengono spediti alle farmacie degli ospedali che provvedono a darli agli ammalati; ma dove la terapia non è riconosciuta è il paziente stesso a farsene carico. «Per quanto riguarda la cannabis terapeutica – ha detto il colonnello Medica – l’obiettivo era mantenere il prezzo più basso possibile, garantire il massimo livello di qualità e la disponibilità. Dopo la fase sperimentale la coltivazione è entrata a regime a metà 2016. La produzione iniziale era di 100 chili, il primo prezzo è stato di 5,93 euro assestati a 6,88 con le spese di confezionamento e gestione (contro i 9 di quella acquistata sul mercato privato). Le talee arrivano gratis da un centro del Cnr di Rovigo. L’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza; si sta lavorando per far crescere le coltivazioni in un fabbisogno sempre più in crescita. Nelle serre si coltiva una cannabis di qualità, a costi ridotti. Al momento commercializziamo le infiorescenze, ma stiamo lavorando a degli estratti che renderebbero più facile il processo». Nel 2017 sono stati consumati 380 chili di cannabis terapeutica. Le regioni che ne fanno uso sono passate da 5 a 12, quindi la previsione è che il fabbisogno sia in aumento. Negli altri stati dove c’è un impiego medico si parla di alcune migliaia di chili. Quindi è chiaro che la sfida del futuro è aumentare i quantitativi prodotti».