
i tifosi espongono striscioni chiedendo uno stadio migliore
Una filastrocca? Sì. Se da un lato è vero che la forza del Pisa è stata il gruppo, è altrettanto corretto asserire che Inzaghi ha stravolto poche volte il proprio undici titolare. E adesso mai se ne andrà, avendo scolpito il loro nome nella leggenda di un popolo. Il modulo è sempre stato uno: 3-4-2-1. Il modo di giocare? Via i dogmatismi del passato, pochi concetti, ma chiari. Il calcio di questo Pisa è stato verticale, come a dire: "Abbiamo una grande fisicità, sfruttiamola". E basta vedere i calciatori: Semper, glaciale tra i pali come il suo sguardo (e sempre con la gomma in bocca), ha diretto una difesa solidissima. I cardini? Canestrelli, sempre più attento in chiusura quanto imperioso nelle palle alte, Caracciolo, capitano, condottiero, addetto alla marcatura a uomo del centravanti avversario e… il terzo. Tra Rus, Calabresi e Bonfanti è stato un duello alla pari, ma il giocatore di proprietà dell’Atalanta è sceso più volte dal primo minuto.
Il "braccetto" più dedito alla spinta, alla sovrapposizione, e con una rimessa laterale lunga codificata in schema (si pensi al gol di Moreo contro la Salernitana). Le corsie esterne sono state di proprietà principalmente di Touré e Angori: l’atletismo e la prepotenza agonistica da un lato, la tecnica e la classe dall’altra, entrambi chiamati ad abbassarsi sulla linea della difesa all’occorrenza, spesso il numero 3 ha innescato il 15 con i propri cross. Un centrocampo di incudine e martello: passare tra Marin e Piccinini (ma anche Hojholt e Abildgaard) per gli avversari è stato come farlo tra Scilla e Cariddi. Una mediana dinamica, grintosa, quasi ossessiva in campo, rispecchiando così l’allenatore. Forse non troppo fraseggio, ma tantissimi palloni recuperati.
E come ogni squadra che non segue alcun dogma, al comando vi è la fantasia degli uomini sulla trequarti: Moreo, onnipresente, ha fondato un nuovo stile di gioco. Dalla difesa all’attacco, dalle aperture alla finalizzazione. Nessuno lo ha saputo replicare: anche Morutan quando ha dovuto sostituirlo è stato chiamato a giocare come lui.
Ma se dovessimo rappresentare il Pisa con un’azione, sarebbe il taglio a uscire di Tramoni, per favorire il tiro di sinistro. Che spesso si è tramutato in gol. Una stagione giocata da fantasista, quella del numero 11, libero di inventare. E davanti tanto c’è Lind, che una volta buttato nella mischia ha iniziato a correre, a pressare il portiere, i primi portatori di palla. Forse lo sta facendo anche adesso mentre state leggendo.