Palio, Tittia: "Non c’è rivale che tenga. Scelgo in base al cavallo"

Tittia non teme l’insidia di Brio in alcune Contrade

 Tittia potrebbe montare nell’Oca

Tittia potrebbe montare nell’Oca

Siena, 13 giugno 2018 - "L’estrazione? E’ andata molto bene. Mi si è allargato ancora di più il raggio di azione". Risposta netta, quella di Tittia. Uno dei fantini più corteggiati.

Leocorno e Tartuca?

«Vediamo sul momento».

Arrivi primo oppure no?

«In qualche Contrada di quelle che corrono sì, in altre vengo secondo. Ho comunque una bella scelta».

Tittia sembra particolarmente concentrato.

«Sì, come ogni stagione. Non ho lasciato niente al caso, è tre anni che manca la vittoria...»

E non va bene...

«No».

Molti dicono che l’Oca è in pole position per farti indossare il giubbetto soprattutto perché non ha la rivale e qui hai già vinto tre Palii.

«Il rapporto è ottimo però voglio montare il cavallo giusto, quello che mi consente di fare la differenza, nella situazione ottimale. Nel 2018 la prima cosa è il cavallo, sono rimasto più libero e a ventaglio del solito, senza dare neppure un piccolo vantaggio. Ripeto: apertissimo per montare il soggetto che mi può far puntare al successo. L’ho gestita così e la porto fino in fondo. Non ci sono vantaggi per nessuno».

Sembra che sia la filosofia dei big, anche Scompiglio è su tale linea.

«Sì, in generale è così, anche se quest’inverno c’è stato il fantino di Contrada ... (Brio nel Bruco, ndr)».

A proposito: Brio non potrebbe insidiare Tittia in qualche Contrada?

«No. Giovanni ha messo le cose come deve, si è sempre comportato regolarmente. Non ci può stare».

I cavalli sono un’incognita?

«Un’idea me la sono fatta, sia nel lotto in alto, se magari ce ne sono 4-5 buoni, che in basso».

Per attirare un big, se una Contrada ha la rivale in Piazza, deve prendere soggetti importanti?

«Ma no! In quello in basso ce ne sono sempre 3-4 che fanno la differenza. Se devo andare a montare un quinto o sesto senza l’avversaria, me lo vado a montare con la rivale come ho sempre fatto. Alla prima è andata male, alla seconda idem, alla terza senza mezze misure».