Montesano firmerà il drappellone: "Sto inviando i bozzetti al sindaco"

"Ho poco tempo, ho lasciato lo spazio per i simboli delle Contrade"

Gian Marco Montesano, 69 anni, realizzerà il drappellone per lo straordinario

Gian Marco Montesano, 69 anni, realizzerà il drappellone per lo straordinario

Siena; 19 settembre 2018 - Ora è ufficiale, Gian Marco Montesano sarà l’autore del drappellone del Palio straordinario. Ieri il sindaco De Mossi lo ha chiamato ancora, incaricandogli di fornire un paio di bozzetti di come dovrebbe essere il suo Palio.

«Glieli avrei già mandati - conferma Montesano dal suo studio - solo che ho lo scanner rotto e adesso cerco un’alternativa. Il sindaco mi ha conferito l’incarico con una domanda secca: ‘Lo fa questo Palio o no’?»

Le ha spiegato anche i simboli che dovranno esserci?

«Sì, mi ha detto anche questo. E c’è lo spazio nei bozzetti per i simboli araldici, per le Contrade e per tutto quello che deve esserci in un Palio».

Qual è la sua idea di drappellone?

«Sempre quella di ricalcare la mostra ‘Era una notte che pioveva’. Un misto tra immagini cruente e altre d’amore, di pace. Perché i soldati hanno anche momenti di tregua durante la guerra».

Come ha accolto l’invito?

«Una proposta di lavorare per una comunità fa sempre piacere. E se lavoro per una collettività, desidero non essere contestato e rispettare lo spirito del luogo. Il sindaco sceglierà il bozzetto migliore, quello che ritiene più adatto al popolo di Siena».

Cosa sa di Siena?

«Non so nulla, né aneddoti ne problemi. Conosco questa cosa tremenda che è il Palio. Sono claustrofobico, non potrei mai trovarmi al centro di Piazza del Campo. Spero di avere un posto defilato. So che Siena è una città bellissima, ma questo lo sanno tutti».

Meglio così, l’impatto sarà più sorprendente. Il sindaco le ha fissato delle scadenze?

«Sì, molto pressanti. Vorrebbe tutto attorno al 20 settembre. E mi ha anche detto che a presentare il drappellone potrebbe essere un direttore di museo».

Forse Marco Pierini, della Galleria nazionale dell’Umbria?

«Sì, proprio lui».

Che cos’è per lei la Grande Guerra?

«Uno spartiacque fondamentale nella storia d’Europa. Cadono quattro imperi, il mondo antico va in frantumi, nasce un mondo diverso. Per l’Italia è il compimento del Risorgimento. Gli italiani, estranei tra loro fin lì, combattono insieme, muoiono insieme, soffrono insieme. Ricchi, poveri, analfabeti, meridionali, piemontesi, si ritrovano dalla stessa parte».