"La mia Ducati è musica, mi manca la pista"

Maddalena Corvaglia è un’appassionata motociclista: "Mi sequestrarono la prima Vespa, non avevo ancora l’età per guidarla"

Migration

di Marco Galvani

Da ragazzina, nel suo paesino in provincia di Lecce, "mi chiamavano ‘lu zinzale’, la zanzara. Giravo su un cinquantino con la marmitta modificata. Era una Red Rose dell’Aprilia".

Ma la sua passione per le moto era sbocciata fin da quando aveva 11 anni. Maddalena Corvaglia ha corteggiato suo padre a tal punto da convincerlo a comprarle una Vespa. Con la promessa "non mantenuta" di non uscire dal cortile di casa. Tant’è che "il maresciallo del paese me l’ha sequestrata".

Showgirl, conduttrice, personal trainer e un grande amore per le moto. "Mi è sempre piaciuto mettere mano alle mie moto, a 16 anni avevo la Classic 125 e andavo sempre in giro con la chiave inglese in borsa perché la catena si allentava. Ero un po’ un maschiaccio".

Poi è arrivata la Honda Shadow 600 perché l’Harley Davidson costava troppo. Finché a 19 anni Maddalena arriva a Milano: "Mi ero quasi convinta a prendere uno scooter, ma appena sono entrata in concessionario ho visto una Ducati. Era un Monster 750".

E’ stato amore a prima vista. Anche se "all’inizio mi trattavano da femminella. Possono dirmi che non so cucinare, che sarà anche vero. Ma non sopporto che mi dicano che non so andare in moto. Posso guidare qualsiasi cosa. La moto è un prolungamento del mio corpo".

Ovviamente livrea nera d’ordinanza. Che s’abbina con tutto. La moto è passione, libertà, adrenalina.

"Quando mi hanno rubato la prima moto ho pensato che fosse un segno del destino. Era il momento di prenderne una più potente".

E ora nel suo box è parcheggiata una Monster 1200, "è pazzesca, ma la mia preferita resta la Diavel". Maddalena ha la Ducati nel cuore, il suo sound è "musica avvolgente". Le prestazioni? "Meglio della comodità".

La pista? "E’ un sacco di tempo che non ci vado, ma mi manca eccome. Perché è lì che ti puoi divertire senza pensare agli imprevisti nel traffico".

In strada "non ti bastano mille occhi, tanti pericoli e un bravo motociclista di città non è quello che va più veloce, ma quello che sa prevedere i comportamenti degli altri e ridurre i rischi".

Testa sulle spalle, casco sempre allacciato, una guida "un po’ stizzosa", due miti: "Randy Mamola e Valentino Rossi".

E una confessione: "Da quando Vale ha mollato ho perso un po’ l’appeal, oggi forse si parla più delle moto che dei piloti. Mancano i colpi di testa e di genio di uno come Valentino".

Quelle gare che ti mandano il cuore in gola. Quelle emozioni da mollare i freni in staccata, come servirebbe di più anche nella vita. Ma c’è anche il tempo del viaggio. La velocità in pista e pure il tempo da far scorrere come su una strada panoramica: "Mi piacerebbe usare la moto per scoprire i luoghi che in macchina neanche immagini, magari ripercorrere con mia figlia le strade in giro per il mondo che ho fatto con mio padre".

In sottofondo, la colonna sonora della sua passione che profuma di moto, ‘Wanted Dead or Alive’ di Bon Jovi. Dentro la prima, e ‘On a steel horse I ride’.