«Ecco i segnali spia sui bambini» L’esperto: così emergono le violenze

Il professor Ferrara: disagi spesso nascosti, vanno subito individuati

Il Professor Ferrara

Il Professor Ferrara

«Purtroppo il pediatra è al centro di un sistema inadeguato ad affrontare e riconoscere i segnali dell’abuso». Lo dice il prof Pietro Ferrara, docente alla Cattolica - Campus Biomedico di Roma, referente per l’abuso e maltrattamento della Società italiana di pediatria. Ferrara è uno dei responsabili del progetto Menarini, convinto della necessità di formare una generazione di medici capaci di intercettare il fenomeno.

Quali le lacune del sistema? «Basti dire che in sei anni di studi di medicina, più cinque di specializzazione, tranne casi sporadici, non si affronta mai il tema del maltrattamento e abuso».

Negli altri paesi cosa avviene? «Molte più cose. Negli Stati Uniti ad esempio c’è una specializzazione di tre anni in Child abuse. Questo progetto è un primo passo molto importante per l’Italia».

Quali le difficoltà di un pediatra nell’intuire un abuso? «È un problema ad alto indice di occultamento, perché spesso non ci sono segni evidenti da cercare, come può essere nel caso di una polmonite. Dobbiamo fare attenzione ad altri fattori comportamentali attraverso i quali il bambino esplicita il suo disagio. E poi dobbiamo osservare i genitori».

Cioè? «Ci sono segnali spia. Per esempio, il tempo intercorso tra l’avvenimento di un trauma e il ricorso all’ospedale. Oppure i racconti inverosimili o incongrui fra i genitori o le persone che accompagnano il bambino dal medico. Osservare poi l’atteggiamento del minore che, se grandicello può essere condizionato dai genitori su quello che deve o non deve dire».

Insomma, un linguaggio da tradurre... «Esatto. Prenda il caso di un bambino con un femore rotto: se ha meno di diciotto mesi è davvero strano. Oppure: noi medici possiamo datare le ecchimosi in base al colore. Se ci viene raccontato che un bambino è caduto il giorno prima e vediamo lividi gialli, c’è qualcosa di strano, perché di solito i lividi di quel colore risalgono a diversi giorni prima».

Cosa raccomanda ai colleghi? «Di stare più vicino alle famiglie. Molte situazioni di maltrattamento e abuso si possono comprendere se si cerca di inquadrare il contesto, cercando di intuire i fattori di rischio. Io dico sempre che gli abusi sono l’unica patologia in cui abbiamo la famiglia contro. Per questo è difficile intervenire senza gli strumenti giusti per aiutare i minori. Ma si potrebbe dire lo stesso per i disabili».

Che c’entrano i disabili? «Abbiamo verificato che sono in aumento anche gli abusi ai danni delle persone con disabilità, che spesso hanno ancora più problemi a esprimere la loro sofferenza rispetto a un bambino. Eppure a volte ematomi, graffi e lesioni sono molto sospette».

Quando sarà pronto il nuovo esercito di pediatri sentinelle contro gli abusi sui minori? «Abbiamo iniziato i primi incontri full immersion e presto ci sposteremo sui territori. Io credo che per i primi mesi dell’anno prossimo avremo già creato una prima rete di riferimento».