Monte dei Paschi, si apre il tavolo sulla Rocca per i 3.500 esodi

Oggi primo incontro tra l’ad di Banca Mps e i sindacati sul personale. Lovaglio: "Alleggerire la struttura è necessario, ma non sufficiente"

Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Mps

Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Mps

Siena, 8 luglio 2022 - "Noi crediamo fermamente nella bontà del piano industriale. Si vuole dotare Mps di una redditività sostenibile nel lungo periodo che di necessità passa attraverso la semplificazione del gruppo, delle funzioni centrali e una maggiore capacità di generare ricavi dall’attività caratteristica. Saremo più agili, più veloci e ancora più vicini ai nostri clienti". E’ la dichiarazione d’intenti, una manifestazione di sicurezza dell’ad di Banca Mps Luigi Lovaglio, nell’intervista rilasciata a ’Moltoeconomia’, periodico del Messaggero. Il crollo in Borsa del titolo Mps, che in un mese ha perso il 40%, scendendo da 80 centesimi ai 48 di ieri (+3,76% nell’ultima seduta, però) non turba più di tanto i piani di Lovaglio. Che si prepara per il primo confronto, oggi alle 11 a Rocca Salimbeni, con i coordinamenti sindacali del gruppo Mps, per raggiungere un accordo propedeutico all’uscita volontaria di 3.500 dipendenti entro novembre. Primo passo concreto della riduzione dei costi e dell’uso del fondo di solidarietà nazionale.

"Alleggerire in modo mirato la struttura è necessario. Per di più è indispensabile ma non è sufficiente" ha ribadito l’amministratore delegato. In attesa di fa crescere i ricavi e riportare il Monte dei Paschi in utile e con i dividendi per gli azionisti, la prima mossa da compiere è quella di tagliare i costi. Come annunciato in sede di presentazione del piano industriale, agli analisti e ai giornalisti, sui 4.200 esuberi, il progetto è sfruttare il fondo di solidarietà, rimpinguato con 800-900 milioni dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi, per finanziare le uscite. Va fatto entro novembre per sfruttare le agevolazioni e gli incentivi fino a 7 anni di prepensionamento. Ma la condizione essenziale è che ci sia l’accordo con i sindacati. Oggi ci sarà sulla Rocca il primo round di un incontro che durerà almeno 50 giorni, quelli previsti dalle trattative sindacali in materia. L’intenzione di azienda e coordinamento di gruppo è di usarli quasi tutti per arrivare a un accordo senza linee d’ombra e che soddisfi chi esce e chi rimane in Banca.

Le richieste del Monte sono note, l’ad Lovaglio le ha ripetute anche ieri. Quelle dei sindacati cominceranno a essere messe sul tavolo. Prima di tutto non sarà un totem la richiesta di un’assunzione ogni 2 uscite. I sindacati del Monte sanno bene che una condizione del genere vanificherebbe molto dell’essenza del piano industriale. Non rinunceranno del tutto al rapporto 2-1, ma chiederanno garanzie e promesse su future assunzioni, che potranno essere rimandate anche di qualche anno.

"Oltre a definire i 3.500 esodi, bisognerà indicare le prospettive e capire bene che banca si vuole disegnare con un numero così alto di uscite in contemporanea. Gli altri esodi - spiega un dirigente sindacale - erano più scaglionati, al massimo un migliaio a tappa. Dal tavolo sul personale noi vorremmo anche capire come sarà messo a terra il piano industriale, che prospettive avrà, qual è il mandato che il Ministero dell’Economia ha conferito al management. Oltre ad avere garanzie di welfare aziendale, dalle polizze alle condizioni su mutui e prestiti, anche ai dipendenti in uscita".

Tutte domande che avranno risposta tra 50 giorni. Gli unici dati certi della trattativa che inizia oggi sono i 3.500 dipendenti in uscita e gli 800 milioni che dovrebbero costare gli esodi, che arriveranno dall’aumento di capitale. Il resto è da definire.