Siena, Amazon non apre in primavera, fuga da Arbia

Il colosso dell’e-commerce ha tagliato i piani di sviluppo. Per il magazzino a Isola pagati gli oneri di urbanizzazione, ma è in affitto

Siena, 14 gennaio 2023 - ​I dirigenti dell’ufficio urbanistica di Palazzo Pubblico mettono l’accento sul fatto che "almeno quell’area è stata risanata e che Amazon ha pagato regolarmente gli oneri di urbanizzazione al Comune per 230mila euro". Utilizzati anche per realizzare quella rotonda per l’accesso alla zona industriale di Isola d’Arbia che avrebbe migliorato la situazione del traffico. I lavori per il grande magazzino Amazon, un hub per la logistica e la distribuzione dei celebri pacchi, sono terminati a luglio 2022. Ma quei parcheggi sono vuoti, così come il capannone bianco e celeste, i colori sociali di Amazon. E sono comparsi anche avvisi nelle agenzie immobiliari, non solo locali, che parlano dell’immobile di Isola d’Arbia in affitto.

L’assessore all’urbanistica Michele Capitani ha confermato ai microfoni di Siena Tv quello che i dirigenti del suo ufficio avevano rivelato a La Nazione. Nel corso del confronto in Comune con i referenti di Amazon, si è scoperto che i progetti del colosso dell’e-commerce sono radicalmente cambiati, non solo su Isola d’Arbia.

Quel magazzino che avrebbe dovuto essere il polo della logistica e delle consegne per la Toscana sud e una buona parte dell’Umbria, non aprirà a marzo, come nelle previsioni. "L’intenzione di Amazon - ha ribadito l’assessore Capitani - è di non aprire come centro di smistamento. La proprietà dell’immobile resta a loro, probabilmente lo daranno in gestione a qualche distributore per aprire in un secondo momento, non appena avranno valutato una situazione di mercato più favorevole".

Gli annunci sul magazzino in’affitto sono già apparsi, come detto. Ma è difficile pensare che si possa far gestire quell’immobile, nel quale erano previste molte funzioni meccanizzate, a un’altra società per un periodo di tempo limitato, per poi pensare di tornare al polo Amazon. A fine novembre l’amministratore delegato del gruppo, Andy Jassy, aveva annunciato che i licenziamenti continueranno anche nel 2023. E che la previsione resta quella di licenziare 10mila impiegati, il taglio di personale più pesante nella storia della società. Ma l’ad aveva premesso che tutte le decisioni verranno condivise con i dipendenti all’inizio dell’anno.

Il 2023 è cominciato e i rischi di inflazione e recessione, non solo sul mercato americano ma planetario, non si sono affatto placati, anzi. Tutte le assunzioni sono state bloccate da novembre. "È in atto la revisione annuale del nostro Piano operativo -, aveva spiegato Mariangela Marseglia, vicepresidente e country manager Amazon in Italia e Spagna - l’esame della forza lavoro si concluderà entro fine anno". Viste queste premesse, le previsioni ottimistiche sui 70 dipendenti che Amazon avrebbe assunto per far funzionare il polo di Isola d’Arbia, sono svanite come neve al sole. A parte il fatto che sarebbero stime gonfiate, che inizialmente le assunzioni sarebbero state poco più di una decina, rimane l’amara sensazione di un sogno tramontato, di una bolla scoppiata. Accade spesso quando si enfatizza l’arrivo di un marchio planetario sul territorio, per poi svegliarsi e scoprire che si è considerati solo piccole pedine in un grande risiko.