"Zone a 30 km all’ora e manutenzione. Ora basta con i ciclisti uccisi dalle auto"

Il coordinatore Vareno Cucini: "La strada è di tutti, ci vuole rispetto. Primi segnali positivi in città" Dopo l’ultima vittima morta dieci giorni fa, il 12 gennaio incontro con il presidente della Provincia

Un momento del flash  mob

Un momento del flash mob

Siena, 28 dicembre 2022 - Un flash mob per dire basta ai morti in strada. E ai ciclisti uccisi dalle macchine. "Non sono un intralcio alla circolazione ma una parte della soluzione per avere città più vivibili e una mobilità veramente sostenibile", assicura il Tavolo delle associazioni ciclistiche e podistiche senesi. Che la vigilia di Natale ha organizzato appunto una manifestazione "nel nome di David Rebellin e delle centinaia di appassionati vittime di mezzi guidati senza regole". Partita da Camollia è arrivata, attraverso un percorso consentito alle due ruote, in Piazza del Campo dove c’è stato il flash mob. "Abbiamo scelto questa data – spiega il coordinatore Vareno Cucini – perché stante i 500 morti, fra pedoni e ciclisti in Italia, tributo di sangue esagerato rispetto ad altri Paesi, questo sarebbe stato per molte famiglie il primo Natale senza la persona cara. Un modo per stare loro vicini".

Questione molto sentita quella della sicurezza sulle strade, anche nel Senese.

"Il flash mob è stato partecipato ben oltre le aspettative, eravamo almeno 150. A pedalare con noi c’erano bambini di 5 anni e persone di 80".

Il messaggio che avete lanciato?

"La strada è di tutti. Ci vuole rispetto fra le varie componenti del traffico. Rispetto dei limiti e delle norme grazie a cui sicuramente si riduce il numero dei morti e si viaggia tutti meglio, vivendo la strada come un elemento positivo invece che luttuoso. Non si tratta solo di Rebellin ma di uno stillicidio quotidiano".

L ultimo episodio quello in cui ha perso la vita Alessandro Nogara, 47 anni, a San Gimignano.

"Molti che pedalano con noi lo conoscevano".

Di recente vi siete incontrati con il vice sindaco di Siena Andrea Corsi.

"Siamo tra l’altro all’interno di un progetto creato nel nostro Comune circa un anno e mezzo fa. La riunione ha consentito di rilevare i primi elementi positivi, anche se solo sul piano della segnaletica. Pensiamo inoltre al ponte sull’Arbia fra Taverne e appunto l’abitato di Arbia, per pedoni e ciclisti che consente però anche alle ambulanze di passare".

Le iniziative per il futuro?

"Parleremo anche con il comandante della Municipale per valutare se ci sono aree della città dove è possibile mettere il limite di 30 chilometri orari. Più del 50% degli incidenti che producono vittime avviene per la velocità".

Alcuni puntano il dito sul fatto che spesso i ciclisti procedono in gruppo occupando l’intera carreggiata.

"I ciclisti travolti che hanno perso la vita erano tutti da soli. Quando sono in gruppo non accade. Se l’atleta è isolato risulta come invisibile. Si pensa che lo spazio da lui occupato non impedisca all’auto di passare. Però magari c’è una buca e il ciclista si sposta, venendo ’toccato’. Chi va sulle due ruote è ’nudo’, l’automobilista indossa invece una ’corazza’. Quanto allo stare in gruppo occupando la carreggiata il codice della strada in Italia prevede che si proceda in colonna".

Le strade più pericolose della provincia?

"In realtà i tratti diritti. Mi risulta che sia stato così per Nogara, lo stesso per Gianfranco Volpi di Pienza. E la donna uccisa sulla Provinciale per Vivo d’Orcia percorreva una strada a bassissimo traffico. Succedono meno incidenti sulla Cassia che gli appassionati cercando di evitare, in alcuni punti è stretta. Purtroppo, prima che vengano adottate le misure di sicurezza anche da noi auspicate, con l’aumento dell’uso della bicicletta e della mobilità dolce-sostenibile, stante le norme e la maleducazione, si rischia un inevitabile aumento del numero dei pedoni e dei ciclisti morti".

Presto vi incontrerete con la Provincia.

"Il 12 gennaio è fissata una riunione con il presidente David Bussagli al quale chiederemo di fare una serie di interventi sulle strade provinciali".