Zanardi perse il controllo della handbike

Nuovi particolari della consulenza depositata in procura. Il pilota faceva 50. L’ingegner Strangi: «Verso un’assenza di colpe per Ciacci»

La perizia sull'incidente a Zanardi sulla Sp146

La perizia sull'incidente a Zanardi sulla Sp146

Siena, 8 ottobre 2020 - «Da quanto emerge si andrebbe verso un’assenza di colpe nell’incidente», sottolinea l’ingegner Mattia Strangi, docente di ricostruzione degli incidenti stradali dell’Università di Bologna. A lui si è affidato Marco Ciacci, il camionista di Castelnuovo Berardenga che si trovava alla guida dell’Iveco con cui si è scontrato Alex Zanardi il 19 giugno scorso. Unico indagato per lesioni gravissime dell’inchiesta su cui la procura mantiene il massimo riserbo. Non si parla ancora di archiviazione per Ciacci, né s’intravedono al momento nuove mosse degli investigatori. L’indagine del pm Serena Menicucci non è ancora conclusa e si sta valutando approfonditamente la consulenza disposta dal pm, depositata il 15 settembre e realizzata dall’ingegner Dario Vangi di Firenze. Ad essa, si ricorderà, erano allegate quella di Strangi e l’altra di Giorgio Cavallin, autore della relazione sulla dinamica dell’incidente per conto della famiglia del campione.  «Alex Zanardi con la sua handbike viaggiava a 50 chilometri orari prima dell’impatto con l’autotreno che marciava a 38», sottolinea Strangi. Entrambe le velocità sarebbero state nei limiti di legge e ciò verrebbe confermato non solo dalle risultanze di Strangi ma anche dalla consulenza di Vangi sul tavolo del pm. La ricostruzione svolta da quest’ultimo, uno dei masssimi esperti nel settore, sostanzialmente coinciderebbe con quella di Strangi che ha già seguito il caso Hayden. La terza perizia offrirebbe invece uno scenario sensibilmente diverso che vedrebbe il camion sconfinare dalla propria corsia. Sarà questo uno dei punti cardine da valutare.  «Ribadisco che la posizione dell’autotreno era fisiologica rispetto alle dimensioni del mezzo condotto da Ciacci – prosegue il consulente – e alla tortuosità della strada. Posso aggiungere che la reazione del conducente è stata repentina e corretta. Era attento alla guida. Frena e sterza a destra, fa il possibile per evitare l’impatto». Secondo quanto emergerebbe dalla consulenza allo studio della procura la caduta del campione, che prosegue la riabilitazione a Milano evidenziando importanti passi avanti, sarebbe per Strangi da collegare a una reazione istintiva alla presenza dell’altro veicolo, appena gli apparve, mezzo che è particolarmente ingombrante in una strada dove la carreggiata non è ampia. Manovra che avrebbe determinato la perdita del controllo in curva della handbike, la caduta del campione e lo sconfinamento nella corsia opposta, battendo la testa contro il cerchione anteriore sinistro dell’autotreno.  La parola adesso alla procura che deciderà se archiviare, rinviare a giudizio l’autista dell’Iveco. O magari effettuare nuove indagini.