Voto per il Parlamento, l’affluenza in calo Ma tre anni fa alle urne solo domenica 4 marzo

Alle 19 di ieri la percentuale era al 20,3%, nei tre Comuni dove si vota anche per il sindaco supera il 40%. Siena brilla con il 33,9%

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di Pino Di Blasio

A mezzogiorno di ieri avevano votato appena 14.377 aventi diritto, il 7,19% dei 200.038 elettori del collegio uninominale Toscana 12. Alle 19 la percentuale è salita al 20,26%, con 40.530 votanti. Nelle altre suppletive al collegio di Roma Primavalle la percentuale era al 10,37% a mezzogiorno, al 26,8% alle ore 19, con oltre 54mila votanti. La differenza di sei punti percentuali, almeno, tra Roma e Siena, rischia di aumentare nelle prossime rilevazioni suli votanti.

Come commentare il drastico calo dell’afflienza alle urne? Sulla percentuale del collegio Siena-Arezzo pesano tanti fattori che spostano l’ago del barometro verso il basso. A Roma si vota anche il sindaco, nel collegio 12 solo pochi Comuni (Chiusi, Trequanda e Monticiano in provincia di Siena) sono chiamati ad eleggere sindaco e consiglio comunale. E nei tre centri le percentuali sono nettamente più alte: alle 12 aveva votato il 13,5%, alle 19 il 41,1% dei votanti complessivi. Il dato diviso per Comune vedeva Chiusi al 39,53%, Monticiano al 50,95% e Trequanda al 40,51%. Una differenza sensibile, prova di una partecipazione più alta quando si deve eleggere il proprio sindaco.

Rispetto al 4 marzo del 2018 , quando si votò solo domenica fino alle 22, stavolta si vota per due giorni e i seggi hanno chiuso alle 23 ieri sera e chiuderanno oggi alle 15. Quindi è una percentuale ancora più parziale, oggi salirà per chi andrà a votare nelle altre 8 ore a disposizione.

Ma che sarebbe stato un dato bassissimo lo avevano messo in conto per primi i candidati a quel seggio in Parlamento. Un’elezione distante temporalmente da tutte le altre, forse una partita giudicata dall’esito scontato, anche se la storia dimostra che esistono più collegi blindati, la crescente disaffezione verso la politica da parte dei più giovani, sono elementi che, se combinati, producono l’alchimia dell’astensione, del non voto. Però c’è un dato che è la cartina al tornasole per queste elezioni suppletive. Mentre nei piccoli Comuni il dato è sotto il 20% alle 19, a Siena, dove la battaglia è stata molto più aspra, dove sono venuti cinque ministri, una pattuglia di viceministri e sottosegretari, con i temi dominanti delle Scienze della Vita, della cultura e del futuro del Monte dei Paschi hanno costituito il nucleo di ogni campagna elettorale, i votanti alle 23 sono stati 14.663, pari al 33,9%. La differenza con il resto del collegio si spiega proprio con l’importanza delle poste in palio. Che sono molto più ’senesi’ che provinciali o aretini.

Dai dati alle interpretazioni: a chi farebbe gioco la bassa affluenza alle urne? Bisogna tornare alle elezioni del 2018. E’ stato il punto più basso toccato dal centrosinistra, che si presentò dilaniato, frammentato. Ma contando i voti, Pier Carlo Padoan conquistò 53.457 voti, il 36,18% contro i 47.694 voti per Claudio Borghi, al 32,28%. Leonardo Franci, Movimento 5Stelle, prese il 22,4% con 33.092 voti, Fulvio Mancuso, Liberi e Uguali, ottenne 5.559 voti, il 3,76%.

I raffronti più aderenti alla realtà andrebbero fatti unendo i risultati delle forze di centrosinistra e dei 5Stelle. Quindi Letta avrebbe un bacino potenziale di oltre 92mila voti, del tutto teorici. Ponendo il caso che l’affluenza supererà il 60%, quindi saranno 120mila almeno i votanti, i bacini potenziali di centrodestra e centrosinistra calerebbero di diversi punti percentuali. L’incognita maggiore sarà capire dove finiranno quei 33mila voti che tre anni fa andarono ai grillini. Non sono facilmente etichettabili, sono consensi ad alta evaporazione ed estremamente mobili. E potrebbero finire anche nel grande calderone dell’astensione. Tra tutti i dati, l’attenzione maggiore sarà riservata al risultato a Siena. Ma anche qui non bisognerà farsi troppe illusioni. Candidare i segretari nazionali di due partiti è operazione che non si può ripetere alle amministrative. Non puoi schierare chi gioca in serie A in un campionato di due categorie sotto, almeno.