"Voglio scontare la mia pena: arrestatemi"

Un 33enne condannato per rapina e lesioni si è consegnato ai carabinieri. L’avvocato: "Desidera una vita onesta e andare a testa alta"

Carabinieri

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Siena, 20 novembre 2019 - «Voglio poter andare a testa alta nella vita. E scontare la pena chiudendo definitivamente il conto con la giustizia», ha detto al suo avvocato. Avrebbe potuto rimanere nel proprio Paese della comunità europea, trascorrere le feste con i cari. Godersela. Invece resterà in cella per i prossimi due anni in attesa che la porta del penitenziario si apra e lui possa uscire definitivamente da uomo libero. «E’ la prima volta in 14 anni di professione che mi capita un caso come questo. Ho accompagnato l’uomo proprio oggi pomeriggio (ieri, ndr), intorno alle 14, alla caserma dei carabinieri di Poggibonsi dove si è costituito liberamente. Credo che a quest’ora sarà già a Santo Spirito. Ho voluto far conoscere la sua storia perché dimostra come nella vita ci si può ravvedere e trovare la giusta strada. E sottolineare anche che degli stranieri non si può fare di tutta un’erba un fascio», rivendica l’avvocato Valbona Nuredini di Poggibonsi.

Storia bella e incredibile. Vede protagonista uno straniero di 33 anni, A.C., che la famiglia ha cresciuto con sani valori. E che ha sbagliato quel giorno, era il 25 dicembre 2010, quando con altre tre persone entrò nella casa di un pensionato di Piancastagnaio. Fu rapinato e picchiato. Un colpo che non aveva avuto precedenti sull’Amiata, scriveva all’epoca La Nazione. «I colpevoli vennero individuati – s’inserisce l’avvocato Nuredini –, la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Montepulciano per tutti, lui ebbe 4 anni, venne confermata in via definitiva il 27 agosto 2014». In quel momento, però, l’uomo non era in Italia poiché nel 2013 fu rimpatriato a seguito di un invito di allontanamento a cui aveva subito ottemperato.

Contatta l’avvocato. Vuole sapere com’è andata a finire la vicenda giudiziaria. «Sulle prime non risultavano carichi pendenti per lui. Poi sono emersi i 4 anni e l’ordine di carcerazione definitiva emesso dal dottor Gliozzi. Così l’uomo mi ha scritto che ne prendeva atto e intendeva consegnarsi liberamente alle autorità per pagare il debito con la giustizia. Il resto è storia recente: siamo andati insieme al comando di Poggibonsi». Poiché aveva già trascorso, fra carcere e domiciliari, quasi metà della pena, dovrà ora restare in cella come detto due lunghi anni.   © RIPRODUZIONE RISERVATA