Vivarelli, dalle note per Celentano al film con Totò

Un’esistenza più larga della vita, quella di Piero Vivarelli (Siena, 1927 - Roma, 2010), giornalista, regista

cinematografico, consulente musicale attivo per oltre un trentennio sulla scena italiana. La sua figura sarà ricordata oggi alle 17 nella Sala delle Vittorie del Valdimontone. Vivarelli, nato in Valli e contradaiolo del Montone, pur vivendo gran parte della sua vita nella capitale, mantenne infatti sempre un forte legame di orgoglioso affetto con la sua città di origine. Piero Vivarelli è una figura inclassificabile. A lui si deve la composizione di di due pezzi musicali rimasti - grazie anche all’interpretazione di Adriano Celentano - nella storia del costume italiano "Il mio bacio è come un rock" e "Ventiquattromila baci". Ha diretto Totò ("Rita la figlia americana", 1965). E proprio al cinema dedica gran parte dei suoi anni migliori: in prima persona come attore e regista, autore di alcuni “musicarelli” e inventore di fatto del genere “erotico-esotico” che ebbe larga fortuna nelle sale degli anni Settanta e, dietro le quinte, come aiuto regista, soggettista e sceneggiatore, mettendo mano a un gran numero di film, come per esempio "Django" (1966) di Sergio Corbucci, pellicola poi celebrata da Tarantino. E’ senza dubbio un uomo contraddittorio: per le estreme scelte ideologiche (dall’adesione alla X flottiglia Mas di Borghese all’iscrizione al partito comunista cubano e all’amicizia con Fidel Castro), per l’indubbio talendo multiforme. Vivarelli sarà ricordato da Niccolò Vivarelli – autore, assieme a Fabrizio Laurenti, impossibilitato a partecipare, del brillante documentario ’Life As A B-Movie. Piero Vivarelli’ (Istituto Luce, 2019) che sarà proiettato nel corso della serata - e da Alberto Crespi, voce della storica trasmissione di Radiotre "Hollywood party". A impreziosire l’incontro, le testimonianze di Pupi Avati, che debuttò nel cinema grazie a Piero, e di Enrico Vanzina.