Vittorino e Uberta nel Nicchio Quella cena fu memorabile

Nel 1961 la Contrada dei Pispini celebrò il 15 agosto il trionfo nello Straordinario. Il fantino prestato da Salicotto, la cavalla dalla Tartuca. Il giorno dopo vinse la Torre

Gli anni tra il 1960 e il 1961 furono, dal punto di vista paliesco, di grande intensità. Nel 60’ venne corso a settembre un Palio straordinario per celebrare i 700 anni dalla battaglia di Montaperti e, in corsa ci vennero infilate anche le Olimpiadi di Roma. Mentre, nel 1961 si corse uno straordinario del primo centenario dell’Unità d’Italia messo a calendario il 5 giugno. In quel periodo la facevano da padroni 3 cavalli, Uberta, Salomè e Tanaquilla mentre gli altri fungevano da comprimari. Uberta soprattutto, che in meno di un anno riuscì a vincere 4 Palii, costellava i sogni dei contradaioli. Per il Palio di Giugno il destino assegnò nuovamente Uberta al Nicchio che si affidò a Vittorino che, con la stessa cavalla aveva trionfato, sempre nel Nicchio, nell’Agosto dell’anno precedente. Le antagoniste più accreditate erano la Lupa con Salomè e Ciancone, e il Drago con la sorella di Uberta, Elena montata da Lazzaro. Il Palio, rimandato al giorno seguente per la pioggia, si rivelerà una corsa a due che vedrà la netta supremazia del Nicchio che tornerà alla vittoria dopo solo 10 mesi. Fin qui la cronaca di un Palio e un ricordo di un periodo di rinascita’ e di grandi aspettative della società. La cosa più curiosa su cui mi piace soffermarmi è quella che riguarda un aspetto, se pur importante, più marginale della festa: la cena della vittoria. I numeri non erano quelli di ora ma si iniziava comunque a vedere una partecipazione più numerosa rispetto ai decenni precedenti. Visto che il Nicchio non era stato estratto a sorte per il Palio di Agosto, venne deciso di celebrare la vittoria proprio il 15, giorno della prova generale e così, senza troppe remore (oggi sarebbe impensabile) il rione dei Pispini si preparò, mentre le altre Contrade si apprestavano alle varie cene, a festeggiare il proprio trionfo. Un solo aspetto lasciava un poco perplessi.

La cena della vittoria vuole, per tradizione, la presenza del fantino vittorioso e, come in quel caso, Vittorino, campione indiscusso e autore di due successi consecutivi, non poteva mancare. Ma Vittorino correva, impegnatissimo, nella Torre con Salomè de Mores e in Salicotto c’erano grandi aspettative. Anche al cavallo viene riservato un posto d’onore e rappresenta forse l’elemento di maggiore attenzione di tutta la serata. Ma Uberta era andata in sorte alla Tartuca che con Tristezza nutriva più che una speranza, per non dire certezza, per una vittoria. Uberta nel frattempo aveva vinto anche il Palio di Luglio per l’Istrice. La faccenda sembrava ingarbugliata e senza possibilità di soluzione. Niente affatto!

Vittorino fu lasciato libero dalla Torre di disertare la cena della vigilia in Salicotto per andare a festeggiare la vittoria nel Nicchio. Pare anche che tornasse anche un po’ alticcio nella Torre a causa dei tanti brindisi fatti ma, cosa ancora più straordinaria, anche Uberta fece la sua apparizione alla festa acclamata come una regina. Il Capitano della Tartuca, ad una richiesta di un cronista, pare che giustificasse il gesto di grande generosità con il fatto che che le due Contrade fossero alleate. Per la cronaca il giorno seguente, 16 Agosto 1961, la Torre vinse il Palio, la Tartuca si purgò con la caduta di Tristezza al terzo S. Martino quando era primo e Ciancone, nell’Oca, subì una memorabile punizione, reo, secondo il popolo di Fontebranda, di aver agevolato la vittoria dell’avversaria. Ma era un’altra epoca, un altro Palio e, sicuramente un’altra Siena.

Maurizio Bianchini