Vino comune ‘vestito’ da Brunello

Quattro condanne, il Consorzio era parte civile. Applicavano etichette non originali alle bottiglie

di Laura Valdesi

Quattro condanne, da un minimo di nove mesi ad un massimo di 2 anni e 2 mesi, una sanzione da 15 mila euro per una società ora fallita. Che era al centro di una vicenda giudiziaria che vedeva ‘vittime’, ancora una volta, alcuni dei vini più pregiati della nostra provincia. Brunello in primis, ma anche Chianti e Sagrantino di Montefalco.

La sentenza è stata pronunciata dal giudice Luciano Costantini dopo le richieste di condanna del pm Sara Faina. Il Consorzio del Brunello si era costituito parte civile attraverso l’avvocato Carlo Peruzzi, lo stesso aveva fatto il Consorzio del Chianti docg e quello del Sagrantino. "Un pronunciamento che conferma l’impegno per la tutela dei propri associati e anche erga omnes, quindi verso i consumatori, da parte del Consorzio del Brunello. La costituzione di parte civile va nella direzione della salvaguardia del prodotto e del territorio ilcinese che è nella mission dell’Ente", commenta l’avvocato Peruzzi.

La vicenda ruotava intorno ad un’azienda di Montalcino che, in collaborazione con una ditta che commerciava all’ingrosso, avrebbe venduto falsi vini a denominazione di origine. In sostanza si sarebbe trattato di vino comune che veniva fatturato come pregiato, questa l’accusa sostenuta dalla procura, e ad esso si applicavano etichette, non genuine, come docg, doc e igt. Durante il dibattimento ha testimoniato anche un operatore dell’ispettorato centrale repressione frodi che ha analizzato il Brunello. E’ emerso che non aveva le caratteristiche previste nell’apposito disciplinare di produzione. Sarebbe stato violato l’articolo 517 quater del codice penale.

Il giudice Luciano Costantini ha disposto che il risarcimento venga quantificato in sede civile. Erano stati chiesti da parte del Consorzio ilcinese oltre 2 milioni di euro.