"Ero un vigile a Siena, ora guido le ambulanze"

La storia di Massi: va in pensione e da un mese fa i turni alla Croce Rossa. "Un battesimo di fuoco"

Massi (a destra in primo piano) con un collega

Massi (a destra in primo piano) con un collega

Siena, 31 marzo 2020 - Ha salutato gli amici-colleghi della Polizia municipale di Siena il 14 febbraio scorso. E si è tuffato a capofitto nel volontariato. Perché a 63 anni (li compirà il 29 aprile) e con un lavoro sempre in trincea, in mezzo alla gente con la divisa, il futuro da pensionato non lo immaginava certo in poltrona. "Mai avrei pensato, però, di trovarmi nel bel mezzo di una pandemia", esclama Francesco Massi. Nicchiaiolo doc, prima alla segnaletica e dal 2002 nel Corpo, anche ieri ha indossato la tuta della Croce Rossa italiana e via alla guida dell’ambulanza per trasportare pazienti che avevano bisogno di fare esami al policlinico. Andiamo per ordine: la pensione scatterà effettivamente il primo maggio. "Esatto, adesso sto esaurendo le ferie. E da circa un mese ho iniziato a fare il volontario perché ritengo che bisogna dare una mano, quando è possibile". Un sogno cullato da tempo oppure una scelta istintiva? "Era da un po’ che ci pensavo anche perché alcuni colleghi già facevano parte della Cri e dunque sono stato contagiato". Pochi giorni dopo il ‘battesimo’ alla Croce Rossa, ecco che tutte la famiglie sono state costrette a stare in casa per questo terribile virus. "Non lo nego, un bel banco di prova. Ma sono fortemente motivato". Un’esperienza forte. "Ti rendi conto veramente del problema perché lo tocchi ogni giorno con mano. Ti accorgi di cosa accade all’interno delle strutture sanitarie, l’attenzione riposta in ogni cosa che viene fatta, gli accorgimenti. I gesti raccontano la drammaticità del momento". Guida solo le ambulanze? "Faccio questo ma poi aiuto anche i colleghi con le lettighe dei pazienti. Insomma, un po’ di tutto". Il momento più toccante nel rapporto con le persone trasportate? "I loro occhi quando li porti a casa. Anche se non dicono una parola lo sguardo parla". Un pizzico di paura si prova a stare in trincea, è naturale. "C’è sempre. Per assurdo anche se esci di casa con l’auto corri un rischio. Ma se uno pensa a questo non fa niente. Mettendosi dentro una campana di vetro una persona può morire soffocata. Insomma, meglio vivere che sopravvivere". In famiglia, le sue figlie e le nipoti, sono preoccupati? "A dire il vero sì. Se avessi iniziato a fare il volontario qualche mese prima sarebbero stati preparati, invece la situazione è precipitata velocemente. Mi riempiono di raccomandazioni, devo stare attento". C’è una sorta di motto che usate fra i volontari? "Ci diamo una mano, nell’operatività sono grandi. Ho trovato persone splendide. Di mio ho messo il carattere, tendo sempre a sdrammatizzare. Una ventata di entusiasmo". I tuoi ex colleghi? "Vengono a trovarmi, restiamo in contatto anche via whatsapp, compreso il gruppo dei motociclisti di cui ho fatto parte". Da ormai ex vigile urbano e volontario, che augurio si sente di fare a Siena? "Alla città e al mondo intero! Che questo virus venga debellato. Quando passo con l’ambulanza e vedo il deserto alle 13, alle 14, è incredibile. Spero che tutti possiamo riprendere presto le nostre abitudini e, soprattutto, di stare bene. E anche che la gente si ricordi di questo periodo senza ricadere nei vecchi egoismi. Potrebbe segnare uno scatto in avanti a livello umano". Si è misurato ad ora con pazienti Covid? "No, ma siamo dotati delle necessarie protezioni. E pronti a intervenire".