Viadotto chiuso da anni Ora può essere demolito

Chianciano, il destino del ponte della Ribussolaia è nelle mani dell’Anas. La strategia dell’assessore Rocchi: "Sarà preparata una doppia progettazione"

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Ormai non si esclude nemmeno la demolizione del viadotto delle Ribussolaia, il ponte che unisce l’area termale con il lungo Viale della libertà verso il centro storico di Chianciano. "Verosimilmente entro dicembre avremo la risposta da parte dell’Anas, per capire se il viadotto sarà demolito e ricostruito oppure ristrutturato".

A parlare è l’assessore Damiano Rocchi che si sta muovendo affinchè il viadotto di Chianciano Terme, chiuso da oltre due anni, non passi nel dimenticatoio. "Sarà predisposta e terminata la doppia progettazione di tipo definitivo: un progetto di consolidamento e ripristino funzionale della struttura esistente e uno di completa demolizione e ricostruzione. A seguire – spiega Damiano Rocchi – potrà essere quindi fatta la gara di appalto e di conseguenza potranno essere eseguiti i lavori, per i quali nel caso di demolizione e ricostruzione (intervento più impegnativo) serviranno almeno 24 mesi; ovvero un orizzonte temporale che ad oggi è da Anas fissato a luglio 2023".

La chiusura fu decisa dal Comune e dalla Provincia in conseguenza di rilievi e monitoraggi tecnici che evidenziavano criticità e così il 25 agosto 2018 si pensò ad una chiusura temporanea; dopo poche settimane la proprietà del ponte passò all’Anas. Nessuna deroga è stata concessa neanche per il transito dei pedoni, che invece potrebbe essere un intervento per riqualificare, magari migliorando i percorsi, un lungo tratto di passeggiata. Ovviamente la lunga chiusura ha causato disagi in questi anni nella viabilità.

Il viadotto della Ribussolaia, lo ricordiamo, fu costruito dal 1963 al 1966 ed è stata ed è un’opera viaria determinante per la cittadina termale perché ha consentito al traffico in transito di non dover attraversare l’area termale e di non portare sovraccarico nell’area delle sorgenti. E’ un’opera costruita in acciaio e calcestruzzo la cui lunghezza complessiva supera i 280 metri con l’altezza massina di 30 metri. Nel luglio del 2004 furono fatti lavori per quasi 600.000 euro per assicurare la stabilità dell’opera. L’intervento del 2004 consentì di costruire nuovi elementi con calcestruzzo ad alta durabilità e di migliorare la resistenza agli agenti atmosferici e di consolidare con un intervento complesso parte della soletta. Se andiamo a rapportare i costi degli anni ’60 possiamo affermare che l’opera pubblica è costata oltre 3 milioni di euro. Adesso il suo destino è nella decisione dell’Anas. E non si può escludere la demolizione.

Anna Duchini