"Vaccini antiCovid in un anno Ecco perché ci siamo riusciti"

La lezione di Rappuoli via web all’Accademia dei Fisiocritici "Svelata la sequenza del virus tutto il mondo ha cooperato"

Qualche secolo fa, all’Accademia dei Fisiocritici di Siena si parlava di vaiolo. Tra le cose che sono cambiate da allora, la notizia migliore è che adesso pensare di produrre un vaccino in un anno non è una follia, ma una possibilità concreta. I motivi li ha illustrati il professor Rino Rappuoli, direttore scientifico di GSK Vaccines e coordinatore del progetto di ricerca sugli anticorpi monoclonali contro il coronavirus in Toscana Life Sciences. Membro dei Fisiocritici dal 1996, insignito proprio in questi giorni del Pegaso d’Oro dalla Regione, Rappuoli ha fatto il punto sullo stato dell’arte, delinendo un 2021 in cui sarà possibile cambiare marcia, grazie all’effetto combinato dei vaccini per la prevenzione e degli anticorpi monoclonali per la cura.

"Due cose ci hanno consentito di arrivare al vaccino nel giro di un anno – ha spiegato – e sono la tecnologia, che ha fatto passi da gigante, e gli investimenti pubblici, di una quantità di soldi mai vista prima". Due combinati vincenti, insomma, che hanno consentito di mettere insieme tecnologie diverse, dalla biologia sintetica alla possibilità di avere coadiuvanti più potenti. Questo, unito al fatto che nessuno ha rivendicato diritti di proprietà, consentendo di fatto dinamiche di collaborazione trasversale mai viste prima. "Nessuno si è posto il problema del profitto – ha detto Rappuoli – tutto il mondo si è mosso per risolvere questo problema".

Rispetto al passato, anche recente, i passi in avanti sono stati enormi. "Nel 2013 in Cina venne descritto un nuovo virus influenzale che poteva causare una pandemia – ha raccontato Rappuoli – e per la prima volta i cinesi misero la sequenza su internet, due giorni dopo inizammo a lavorare a Boston con i geni sintetici. Prima, bisognava farsi mandare il virus, occorrevano mesi. Dovevamo farlo crescere. In quell’occasione, invece, riuscimmo ad avere la sequenza in un attimo, grazie a internet. Lavoravamo con tecnologie che a quel tempo avevamo solo noi e che oggi invece sono alla portata di tutti".

Tecnologie evolute, internet, collaborazione. E investimenti. Quindici miliardi di soldi pubblici tra Usa, Europa e Gran Bretagna, che hanno messo in moto il motore della ricerca da quando il 10 gennaio in Cina è stata messa online la sequenza. E sulla cura, la buona notizia è la potenza degli anticorpi monoclonali. "Dal 1994 a oggi – ha spiegato Rappuoli – siamo riusciti a rafforzarli di mille volte. Il che vuol dire che possiamo somministrarne meno e a prezzi più accessibili".

Riccardo Bruni