"Vaccinare i pazienti fragili è la priorità"

La professoressa Bargagli in difesa delle categorie ad alto rischio: "Chi ha patologie è più suscettibile a sviluppare complicanze"

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"I pazienti ’fragili’ hanno una maggiore suscettibilità al virus e corrono rischi maggiori rispetto agli altri. Per questo le Società scientifiche di medicina si sono attivate a chiedere la vaccinazione in via prioritaria per le categorie ad alto rischio", dice la professoressa Elena Bargagli, docente di malattie respiratorie dell’Università di Siena e responsabile del Centro di riferimento regionale per le Malattie interstiziali del polmone e anche del Centro di riferimento nazionale per la Sarcoidosi, entrambi al policlinico Le Scotte.

Professoressa, chi ha patologie polmonari è bersaglio fragile del Covid?

"Fra le categorie ad alto rischio sono sicuramente tutti coloro che hanno malattie respiratorie, chi necessita di respirazione assistita e ci sono anche tanti giovani che hanno forme di asma: l’asma grave è fra le categorie ad alto rischio. Fra i bersagli più suscettibili a sviluppare complicanze ci sono i pazienti con fibrosi polmonari e malattie rare, i trapiantati di polmoni e chi è in attesa di trapianto".

In Area Covid avete avuto tanti casi legati a complicanze respiratorie?

"Tanti. La nostra realtà senese, come anche quella toscana, è stata toccata più dalla seconda fase della pandemia: nel marzo scorso abbiamo avuto fino a 70 ricoveri, legati per lo più ad anziani fibromatosi o con patologie polmonari croniche. Nella fase più recente tanti più casi: abbiamo visto morire molti pazienti con complicanze respiratorie. Pazienti con patologie pre-esistenti che in presenza del virus si sono aggravate. Ci sono stati anche giovani con decorsi di guarigione lunghi e bisogno di assistenza respiratoria. Le Scotte è riferimento per i trapianti di polmone e la gestione di chi è in attesa di trapianto è complessa. Essendo ospedale di terzo livello, certo abbiamo avuto tanti casi gravi e complicati".

Ora sono arrivate le varianti, più contagiose. La situazione si complica ulteriormente?

"Per il momento abbiamo tre pazienti con la variante brasiliana. Numeri minimi, e non sembrano presentare problematiche più importanti, il loro decorso è lo stesso degli altri. La gestione è diversa, perché sono stati isolati: l’Azienda ha creato una bolla nella bolla. Certo non siamo tranquilli: non c’è ancora sicurezza che i vaccini siano efficaci allo stesso modo. Il virus è così intelligente da mutare, in modo da diventare sfuggente e forse anche più aggressivo".

Sono accertati danni post-infezione?

"Il policlinico Le Scotte ha attivato per primo, divenendo oggi modello per altri ospedali, un eccellente percorso di ’follow-up’, controlli periodici programmati dei pazienti ospedalieri Covid, di chi è stato ricoverato. E’ stato messo in piedi un gruppo multidisciplinare: ogni tre mesi richiamiamo i pazienti dimessi per una sorta di day hospital di controllo generale. I pazienti compilano un questionario segnalando i sintomi che persistono nel tempo, sono sottoposti a visite con l’internista, poi tac del torace per avere una visione del polmone, a distanza di tempo. Così oggi abbiamo contezza di quante persone vanno incontro a una fibrosi o danno polmonare cronico: sono il 20 per cento e sono coloro che sono stati ricoverati in Terapia intensiva, con le forme più gravi della malattia. Sono anche sottoposti a test del cammino, test da sforzo: tanti segnalano astenia, difficoltà nelle attività quotidiane, nell’esercizio fisico, di concentrazione, mal di testa, frequente è la perdiat di gusto e olfatto anche a 6-8 mesi di distanza. Oggi abbiamo un database enorme, che racconta la fase acuta della malattia ma anche la storia dell’infezione a distanza di tempo".

Paola Tomassoni