"Una boccata d’ossigeno grazie all’asporto"

I locali che hanno garantito il servizio hanno lavorato bene il giorno di Pasqua, un po’ meno a Pasquetta: "E’ un impulso a non fermarci"

di Angela Gorellini

Sì, è andata bene la Pasqua dei ristoratori senesi. Ma ‘bene’, in questo momento, è un concetto molto relativo. I clienti hanno ordinato, si sono complimentati, hanno rinnovato la fiducia nei confronti di chi stringe i denti, senza certezze. Ma i numeri registrati sono comunque lontani, inevitabilmente, a quelli delle feste trascorse intorno a un tavolo, tra un brindisi e una risata, negli anni pre Covid. "Per il pranzo di Pasqua abbiamo lavorato – dice Daniela Sedda, titolare del ristorante Campo Cedro – ieri un po’ meno. Dobbiamo adattarci a quello che è: l’asporto, se non altro, ci permette di tenere vivo il contatto con i clienti, è un impulso a non fermarci, nella speranza che possiamo tornare alla normalità il prima possibile. La cosa che più spaventa è l’incertezza: non abbiamo idea di quando e come potremo ripartire, quando il nostro sforzo sarà ripagato".

Buoni numeri quelli annotati dal ristorante ’Da Mugolone’: "Il bilancio è molto positivo, sia per Pasqua che per Pasquetta – affermano i titolari Davide Manganelli e Giulia Causarano –. Per domenica abbiamo pensato a un menù tradizionale, con uova, asparagi, verdure di stagione, agnello. Per ieri un brunch, richiesto anche da una clientela più giovane. Noi non abbiamo mai chiuso cercando di inventarci sempre un evento che possa incentivare i clienti. In generale non ci possiamo lamentare, soprattutto per quanto riguarda i fine settimana, anche se Siena non è Milano... Se il ristorante fosse stato aperto, a Pasqua avremmo registrato altri numeri, ma non ci possiamo lamentare, vista la situazione".

A mancare ai ristoratori, il contatto umano. "Da un punto di vista lavorativo è andata bene, in particolare domenica – spiega Marco Frambati, titolare de ’Le Sorelline Osteria’ insieme alla moglie Caterina – benché si tratti di un pannicello caldo per parare qualche buchetto. Questo non è il nostro lavoro. Il nostro lavoro è fatto di contatto, battute, parole. E anche per quella che è la tipologia del nostro menù, l’asporto è un’arma a doppio taglio: il piatto viene mangiato almeno mezz’ora dopo da quando è preparato e magari le aspettative vengono deluse".

E ancora: "Rimane però l’affetto dei clienti. Gli attestati di stima aiutano ad andare avanti con il cuore un po’ più leggero, in questo momento in cui non hai nessuna certezza sul futuro, gli aiuti non si vedono, hai dipendenti in cassa integrazione ai quali non sai cosa dire. E in cui anche la fantasia, io sono cuoco, è messa a dura prova. Speriamo – conclude – che a maggio ci siano novità positive". Della stessa idea Tiziana Del Monaco, titolare de ’La Miniera’: "C’è stata una buona risposta come a Natale e a Capodanno – afferma –. Abbiamo lavorato soprattutto domenica, ieri meno. Una boccata d’ossigeno in questo momento complicato, il più complicato da inizio pandemia: siamo andati oltre quello che un imprenditore può sopportare. Rispetto ad altre regioni, poi, la Toscana è rimasta solo 4 settimane in zona gialla. E’ andata bene significa che abbiamo guadagnato un quarto rispetto alla media e il 70% in meno dell’anno scorso: le persone si sono stancate e la concorrenza è triplicata. Dai nostri clienti, comunque, abbiamo ricevuto attestati di stima e complimenti: questo ci spinge a non mollare, a credere che ancora siamo capaci di fare il nostro lavoro". "Abbiamo lavorato domenica e non ieri – chiude Camilla Bartali titolare dell’Hostaria Il Rialto –: con i mercati chiusi non volevamo rischiare di non avere materie disponibili. Ma il bilancio è positivo: hanno ordinato i nostri clienti abituali, i turisti non ci sono".