Ultimo giorno di scuola, che festa "L’anno del ritorno alla normalità"

Tempo di bilanci tra soddisfazioni e timori. Cassanelli, Cgil: "Anno positivo ma siamo preoccupati per il rischio accorpamenti". Il dirigente Frati: "Superati due anni difficili, bravi ragazzi e docenti".

Ultimo giorno di scuola, che festa  "L’anno del ritorno alla normalità"

Ultimo giorno di scuola, che festa "L’anno del ritorno alla normalità"

di Riccardo Bruni

Quello che si conclude oggi, con le ultime campanelle che suoneranno nei corridoi degli istituti con la ‘settimana lunga’, è stato un anno scolastico speciale. Dopo gli anni bui della pandemia, della didattica a distanza, delle mascherine in classe e della sospensione di ogni tipi di attività fuori dalle lezioni, è stato l’anno del ritorno a una vita scolastica normale. Non è ancora finita, certo, per i 4.792 ragazzi ‘sotto esame’ (2.382 delle medie e 2.410 alla prova di maturità), ma anche per loro è stato l’anno del rientro in classe, delle gite e di tutte quelle attività alle quali avevano dovuto rinunciare per contribuire alla lotta al covid.

"Da questo punto di vista – afferma Anna Cassanelli, responsabile Flc Cgil – è stato un anno sicuramente positivo per i ragazzi, che hanno avuto la possibilità di riprendersi da un periodo davvero drammatico. Ma la scuola ha comunque registrato un livello di sofferenza psicologica molto importante, ancora legata alla privazione di relazioni degli anni passati". A preoccupare, però, non è solo questo aspetto.

"In questa fase – prosegue Cassanelli – ci troviamo a fare i conti sul ridimensionamento della rete scolastica inserito nella legge di bilancio. Chiudiamo con questa spada di Damocle che calerà dall’alto dopo l’estate, con accorpamenti che poi entreranno in vigore l’anno successivo. Si apre una fase di interlocuzione estremamente delicata, al termine della quale la Regione deciderà cosa fare".

In provincia a rischiare è prima di tutto l’istituto di Piancastagnaio, che potrebbe finire accorpato ad Abbadia, con il risultato di un istituto omnicomprensivo (medie e superiori) che aggiungerebbe a plessi già lontani, come quello di Vivo d’Orcia, altri come quello di Radicofani. "Diventerebbe un istituto difficile da gestire – afferma Cassanelli – con personale costretto a spostarsi e viaggiare per distanze anche lunghe".

Rischiano anche l’Artusi e il Tozzi di Chianciano, che finirebbero in un unico istituto, e San Gimignano, che potrebbe trovare soluzioni di questo tipo. Chi potrebbe invece trovarsi in una situazione migliorativa è senza dubbio il Piccolomini di Siena, che presto potrà utilizzare anche le aule del Pendola.

"Speriamo di averle già da settembre – afferma il dirigente scolastico Federico Frati, da un anno alla guida dell’istituto – altrimenti ci sono state comunque promesse per gennaio. Non sappiamo ancora che destinazione avranno. Il liceo economico sociale ha già vissuto tre anni di isolamento forzato e quindi mi piacerebbe tenerlo nella sede centrale, ma sarà il consiglio d’istituto a decidere come utilizzare quegli spazi. Li abbiamo già visti e sono senz’altro adeguati alle nostre necessità. Vedremo".

Al di là delle prospettive, comunque, resta la soddisfazione per un anno che si conclude con maggiore serenità. "A fronte di due anni difficili – afferma il preside – abbiamo ritrovato intatta la motivazione dei ragazzi. E da parte dei docenti abbiamo dimostrato una grande capacità di attivarci per progettualità in tante direzioni diverse, che hanno portato a estendere in modo stimolante il perimetro dell’attività scolastica".