Uccise la madre a pugni e calci. Confermata la condanna a 23 anni

I giudici della Corte di appello non hanno fatto sconti ad Angelo Del Ticco per il delitto di Cetona I difensori avevano evidenziato che l’ubriachezza non era abituale ma l’aggravante non è stata tolta

Angelo Del Ticco ha ucciso la madre Maria Tosoni nel settembre 2019 a Cetona

Angelo Del Ticco ha ucciso la madre Maria Tosoni nel settembre 2019 a Cetona

Siena, 7 ottobre 2021 -  Nessuno sconto. Né attenuanti per quel delitto a mani nude consumato nella villetta poco fuori Cetona che Angelo Del Ticco non potrà ereditare. Perché è stato lui ad uccidere di botte l’anziana madre, Marisa Tosoni, 84 anni, nel settembre 2019. I giudici di Siena l’avevano dichiarato indegno di succederle alla luce dell’omicidio per cui il 15 dicembre scorso era arrivata la condanna a 23 anni di reclusione. Una pena che è stata confermata adesso anche dalla corte di appello di Firenze. Unitamente all’interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento della parte civile, la figlia minorenne. Una ferita aperta il rapporto con quest’ultima che era tra l’altro particolarmente legata a nonna Marisa.

Angelo Del Ticco ha ucciso la madre Maria Tosoni nel settembre 2019 a Cetona
Angelo Del Ticco ha ucciso la madre Maria Tosoni nel settembre 2019 a Cetona

Un delitto agghiacciante, quello di Cetona. Anche se non erano state riconosciute le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà ma soltanto quella del legame di parentela, ovviamente, più dell’ubriachezza abituale. E’ proprio su quest’ultimo aspetto che il pool difensivo di Del Ticco, formato dagli avvocati Daniele Federici e Francesca Traica del foto di Perugia, aveva puntato nell’appello, una volta lette le motivazioni della condanna a 23 anni. Sostenevano che l’ubriachezza abituale non era stata dimostrata richiamandosi inoltre ad una sentenza della Cassazione dove si fa riferimento ad una sorta di dipendenza per poterla considerare tale. Il procuratore generale aveva accolto la tesi dei difensori chiedendo la riduzione a 21 anni e 6 mesi. Ma la corte ha confermato in toto la pena di primo grado per i pugni al volto e allo sterno che erano stati fatali all’anziana, trovata in una pozza di sangue. Tutto era nato quando la madre gli aveva detto di smetterla di chattare, di stare sempre al cellulare. Poi la richiesta ripetuta di un bicchiere d’acqua aveva fatto scatenare la furia di Del Ticco che aveva sfogato l’energia negativa accumulata come fosse una dinamo, le parole in aula dell’avvocato Federici. L’aveva picchiata forte, provocandole fratture e lesioni importanti. Poi era tornato nella sua stanza – il racconto di Del Ticco fatto agli investigatori poche ore dopo il delitto – addormentandosi per svegliarsi verso le 4. Quando si era affacciato alla stanza di Marisa Tosoni la scena era raccapricciante. Era stato il figlio a chiamare il 118.

L’uomo in carcere si sta comportando come un detenuto modello. "E’ profondamente pentito di ciò che ha fatto", sottolinea l’avvocato Federici che lo segue con la collega Traica nel delicato e lungo percorso che lo attende. "Fra 30 giorni saranno depositate le motivazioni, valuteremo se ricorrere in Cassazione", annuncia.