"Turismo, giusto fermare la concorrenza sleale"

Albergatori contro affittacamere senza regole. Pagni: "Gli hotel pagano 22 tasse con mille obblighi. Devo lasciare a casa otto dipendenti"

Riccardo Pagni, ex presidente degli albergatori senesi

Riccardo Pagni, ex presidente degli albergatori senesi

Siena, 7 giugno 2020 - I numeri hanno bisogno di pochi commenti: 12mila presenze perse tra marzo e luglio, la riapertura fissata al primo luglio con il personale dimezzato (sette-otto sui quindici abituali, per ora niente stagionali). Riccardo Pagni, già presidente degli albergatori senesi, parte dall’esperienza dell’Hotel Moderno per raccontare le difficoltà di una categoria, anche per la concorrenza "di attività non professionali, che colpiscono tanto noi quanto il senso di accoglienza della città. Bene ha fatto il sindaco a intervenire sul fronte della sicurezza".

Che segnale dà l’ordinanza che impone lo stop forzato di 24 ore tra check out e check in, per i privati che esercitano locazione turistica? "Strutture come le nostre hanno restrizioni e controlli a non finire, in questa fase con un’attenzione accentuata sull’igiene. L’intervento del sindaco è giusto ed è a tutela dei clienti ma anche di tutta la comunità che ospita quei turisti". Quali sono le conseguenze di questo tipo di concorrenza, che da anni provate a combattere? "Noi dobbiamo rispettare mille adempimenti, gli albergatori pagano ventidue tra tasse e tariffe varie, oltre a quelle di ognuno di noi. Abbiamo obblighi su sicurezza, ristorazione, Siae, dipendenti, manutenzione. Chi affitta tramite un portale, il più volte indica tramite telefono dov’è la chiave e la mattina dopo fa il check out: non ha di fatto regole da seguire né subisce controlli. Questo consente di praticare prezzi ridicoli che distruggono il mercato e la creazione di posti di lavoro". Lavoro: quali ripercussioni ci sono in questa fase? "Il nostro personale è in cassa integrazione fino al 30 giugno, la situazione peggiore è per gli stagionali che ancora non avevano contratti e quindi sono rimasti senza tutela. Spesso sono persone che sono con noi da tempo, alle quali siamo affezionati e che vorremmo aiutare in tutti i modi. Ma per ora non ci sono le condizioni: ripartiremo con 7-8 persone al lavoro rispetto alle 15 in questo periodo". - Perché la scelta di riaprire dal primo luglio? "Abbiamo ricevuto una valan ga di disdette, con tanti gruppi saltati. Arriviamo a cento persone al giorno in questa stagione, in totale calcoliamo circa 12mila presenze cancellate. Ci aspettiamo una ripresa lenta delle abitudini degli italiani, mentre gli stranieri ancora non si vedono. Per questo abbiamo deciso di riprendere da luglio". In che modo? "Abbiamo la fortuna di avere un giardino molto bello, che in questo periodo abbiamo curato con particolare attenzione, allestendolo con tavoli ampi che consentiranno di mangiare rispettando le dovute distanze. Punteremo per questo molto anche sulla ristorazione per i senesi, bisognerà affrontare questo anno con una mentalità diversa dal solito". Cosa si aspetta? "Partendo dal presupposto che la stagione è comunque compromessa, speriamo torni la voglia di muoversi, magari anche per compiere viaggi nel nostro Paese da parte di quegli italiani abituati ad andare all’estero. Nel 2020 può esserci l’occasione per visite più approfondite in luoghi magari a noi vicini, ma che valgono la pena di un passaggio approfondito". Non teme che in tempi di crisi e scarsità di turisti la concorrenza rischi di diventare ancora più spietata? "Per questo le regole del Comune sono le benvenute. È bene chiarire che non tutti possono fare il lavoro di tutti: chi si impegna in un’attività ricettiva come primario impegno professionale, deve farlo con tutti i crismi e magari fornendo opportunità di lavoro. Chi lo fa come riempitivo e senza l’obbligo di rispettare tante normativa, danneggia tutto il settore e cancella posti di lavoro".