Tittia: "Il super lavoro è stato il mio anti-Covid Brio? Un affetto particolare e sana rivalità"

Il fantino ha quaranta cavalli nella scuderia di Arbia, compresi puledri e fattrici: nel 2021 ha già vinto 20 corse in ippodromo. Sostiene "che il Palio Straordinario sarebbe una bella cosa per tutti, a partire dai giovani ma anche per la città stessa"

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di Laura Valdesi

SIENA

"Parliamo di Europei? Non sono preparato! A quale dei giocatori dell’Italia penso di assomigliare? Non ci ho mai sentito per il calcio, però la Nazionale l’ho guardata. Ecco mi fa impazzire Insigne, è unico. Fenomenale, trasmette positività. E fa delle cose in campo... Mi piace ma nessun paragone con me", mette le mani avanti l’infaticabile Tittia. Sì, perché anche se il Palio da due anni non si corre fermo non c’è mai stato. Lavori per tenere in un ordine teutonico la proprietà, poi i successi in ippodromo serviti soprattutto per continuare ad avere obiettivi. E adrenalina. A tenerlo sempre sugli scudi ci ha pensato anche Mattia, il figlio di 13 anni che monta sulla piccola moto che gli hanno regalato, casco in testa e romba intorno a casa. I pantaloni? Quelli di velluto per montare a cavallo, ovviamente. Uguali al babbo famoso.

Tittia, due anni senza correre sono tanti all’apice della carriera. Cosa passa nella mente di un fantino.

"E’ dura ma io mi sono super-allenato lo stesso. Ero sempre pronto, con la speranza che si potesse fare qualcosa. Capo in cassetta: lavori di scuderia, ho fatto le stesse cose. Forse anche di più".

Tanta attività anche per non pensare.

"Brava, è quello che è successo. E se per caso quest’anno ci fosse la possibilità di correre, so di essere prontissimo. A palla di fucile. Perché, ripeto, mi sono allenato fortissimo e anche l’attività con i cavalli da ippodromo è stata di aiuto. Molto intensa, senza mai fermarti".

Per restare in forma ci volevano altri obiettivi. E Tittia se li è dati.

"Ci ho messo l’anima anche in ippodromo dove quest’anno abbiamo (con la collaborazione di Stefano Piras e Michel Putzu, ndr) vinto venti corse da gennaio. Sono tantissime. E nel 2020 erano state 21. Sì, è stato un po’ il mio antidoto contro il Covid".

Brio è scomparso due mesi fa: cosa ti mancherà di lui nel Palio?

"Nel percorso della carriera Andrea è stato una persona che in testa mi è passata tutti i giorni per mille motivi. Abbiamo fatto delle cose insieme, abbiamo discusso tante volte. Quello che ho sempre apprezzato di lui, per questo avevo un rapporto di affetto, è che magari io ero vuoi più giovane, orgoglioso, sardaccio in senso buono, per cui ci si guardava da lontano. Allora lui arrivava: ’O vieni qui’. E mi abbracciava. C’era un affetto particolare. Poi dentro l’Entrone era l’unico con cui, prima di andare a cavallo, ci si guardava a sfida ma sapendo di volersi bene. Mai stata invidia. Io dicevo: ’So quanto sei forte, cercherò di fare meglio di te’. Ne sono convinto, dava ad entrambi una spinta in più. Era una sana rivalità".

Vero che è stato un terremoto nelle strategie la sua scomparsa?

"Il Palio di Giovanni non cambia una virgola. Resta ciò che era".

Stesse Contrade vicine oppure qualcosa di nuovo?

"Sì, identiche. E contano come sempre molto i rapporti personali. Una cosa che in tempi di Covid vale ancora di più. Mi sono state vicine in tutto e per tutto".

Parlare di Straordinario con i contagi in rialzo è complicato: ma c’è proprio bisogno di questa Carriera per l’ambiente e per la città?

"Per Siena, per i giovani. Per tutti: serve a non perdere il filo". Quanti cavalli ci sono in scuderia?

"Una quarantina, fra mezzosangue e puri, compresi anche Guess e quello con cui ho vinto a Legnano. Ci sono le fattrici con i puledrini, piccolissimi e un po’ più grandi. Comunque abbiamo un bel da fare. Il futuro, a parte il Palio ovviamente, per me è questo".

Si riaffacciano sulla scena paliesca due nomi come Silvano Mulas e Alberto Ricceri.

"Due fantini molto bravi e importanti. Però sono convinto che si debba dare anche spazio ai giovani".