Test anti Covid. E la Piazza si mette in fila

In tanti hanno atteso il proprio turno per effettuare la prova sierologica nei gazebo. "Una presa di coscienza da parte dei cittadini"

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Ha fatto tappa a Siena con successo ‘Movida si...cura’, la campagna itinerante di monitoraggio e prevenzione anti-Covid nei luoghi della movida italiana, che venerdì e sabato scorsi è approdata in Piazza del Campo, dalle 20 alle 2 del mattino, con un gazebo allestito dai volontari della Misericordia, dell’Anpas e della Croce Rossa Italiana. L’iniziativa, promossa dall’assessorato al diritto alla salute della Regione Toscana, prevede test sierologici per tutti i maggiorenni, giovani e meno giovani, che ne facciano richiesta, su base volontaria. Anche i minorenni possono fare il test, a patto che sia fornito il consenso scritto di entrambi i genitori.

Grande l’affluenza, quindi. "Questo è un dato che conforta – commenta Claudio Candiani, coordinatore dei servizi della Misericordia –. ‘Movida si...cura‘ è un’operazione importante dal punto di vista della prevenzione, perché consente di avere una mappatura dettagliata della presenza del virus sul territorio, che è fondamentale nel contenimento dell’epidemia. Noi siamo stati piacevolmente sorpresi da due cose in particolare – continua –. La prima è la lunga fila che si è creata, fin dalle prime ore di attività, davanti al nostro gazebo. Non ci aspettavamo una presenza così corposa da subito. La seconda è la collaborazione, per niente scontata, tra le associazioni in campo nell’allestire e gestire le operazioni. Davvero un risultato ottimo".

La coda, oltre che lunga, appariva anche molto disciplinata e variegata: c’erano naturalmente i giovani, i principali protagonisti della movida, ma anche i più grandi, a dimostrazione che l’iniziativa ha interessato la comunità in modo trasversale. In fila poi, anche tante famiglie. "Sono davvero sorpreso – dice Alessandro Silei, 26 anni –. Pensavo che non ci sarebbe stata una grande risposta, ma sono stato smentito e mi fa molto piacere. Questo dimostra un grande senso civico e una consapevolezza del problema. Ed è bello vedere che siamo anche tutti molto responsabili, che stiamo in fila in maniera ordinata, indossando la mascherina e mantenendo le distanze gli uni dagli altri".

Tante le motivazioni che hanno portato tutte quelle persone a fare il test. C’è chi, ad esempio, è stato nelle zone a rischio e vuole scoprire se ha incontrato il Covid, come Valentina Borgianni, 25 anni: "Sono stata per un periodo a Milano con il mio ragazzo prima del lockdown. Essendo comunque una zona a rischio ho approfittato dell’occasione e ho deciso di fare il test, per capire se posso aver preso il virus. Penso sia giusto farlo, sia per una tranquillità mia, che per le persone con cui posso venire in contatto tutti i giorni". E c’è chi, come Niccolò Marzi, trentenne, ha ripetuto il test diverse volte, per non lasciare nulla al caso: "Io poi sono un insegnante precario e in questi giorni potrei essere chiamato in aula. Per cui è più che giusto che io faccia questo tipo di test, anche in più di un’occasione, e che prenda tutte le precauzioni possibili. Anche se comunque qualche dubbio sulla piena affidabilità del sierologico lo conservo".

Se la lunghezza della fila ha colpito gli organizzatori e molti dei presenti, c’è anche chi però non si è lasciato impressionare, soprattutto considerata la grande quantità di test necessari per avere una panoramica accurata della presenza del virus nella popolazione. "Siamo troppo pochi – osserva ad esempio Asvero Mugnaini, 74 anni –. In verità mi aspettavo molta più gente. Secondo me non è stata pubblicizzata adeguatamente e l’affluenza ne ha ovviamente risentito". Il signor Mugnaini non è l’unico a sottolineare la scarsa comunicazione della campagna. Gli fa eco, infatti, Giuseppe Laforza, 30 anni, che rincara la dose: "Io addirittura non ne ero a conoscenza. Ho visto il gazebo passando in Piazza, mi sono incuriosito e ho colto l’occasione al volo, perché penso sia un’iniziativa davvero lodevole. Da quello che ho potuto vedere, però, non è stata pubblicizzata particolarmente, appunto. A mio parere bisognerebbe porre un accento più forte su cose così imporanti". In tanti poi hanno sottolineato il lento scorrimento della fila e qualcuno, lasciandosi scoraggiare, è andato via. Altri, per lo stesso motivo, nemmeno si sono avvicinati.

"La lentezza delle operazioni – spiegano i volontari – è dovuta ai tempi necessari affinché il test dia un risultato accurato. Noi abbiamo scelto un tempo di otto minuti, cercando un compromesso tra la velocità e l’affidabilità. Più giù non si può scendere, a quel punto la movida non sarebbe più sicura. Durante questi minuti, il soggetto aspetta il verdetto sul posto per una questione di privacy, in modo che il risultato venga comunicato direttamente e solamente a lui. A questo punto, se il sierologico dà esito positivo, cioè se vengono riscontrati gli anticorpi Ige e Igm, viene attivato l’apposito protocollo regionale, che porterà il soggetto a sottoporsi al tampone in tempi rapidi".

La campagna ‘Movida si...cura‘ è partita il 25 luglio a Firenze in Piazza Santo Spirito e durerà fino al 26 settembre 2020. "Per quanto riguarda Siena – concludono i volontari – molto probabilmente saremo di nuovo in piazza venerdì 25 e sabato 26 settembre".

Nicola Gagliardi