Sì alla bad bank, ora inizia il secondo tempo

Il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi ha approvato il progetto Hydra sui crediti dubbi. In attesa del disco verde della Bce

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Il Monte dei Paschi ha acceso il disco verde sulla bad bank targata Amco. Nascerà una newco con 4,8 miliardi (lordi) di crediti deteriorati finora in pancia a Rocca Salimbeni, altri 3 miliardi e mezzo di inadempienze probabili, un miliardo e 87 milioni di euro di asset patrimoniali puliti. Totale 9,7 miliardi di euro, la cifra di cui si parlava da mesi. Solo che sono cambiati gli addendi che hanno portato a quella somma. Non a caso i manager del Monte, i consulenti, i legali, hanno passato ore dalla fine del consiglio d’amministrazione (ore 17,30) per varare il comunicato ufficiale dell’operazione Hydra. A detta di chi scrive, un riferimento mitologico sballato. A meno di non credersi Ercole.

Rocca Salimbeni si ripulisce delle zavorre dei crediti complicati, abbassa il rapporto tra Npl e totale crediti erogati dal 12,4% al 4,3%, cuna specie di primato per il sistema bancario italiano. Ma peggiora nei ratios patrimoniali, dato che ha dovuto mettere sul piatto di Amco quel miliardo e 87 milioni, che rappresentano la ciliegina che ha reso digeribile la torta.

In cambio ci saranno dai 3,5 ai 4 miliardi di euro, che dovrebbero essere anticipati da un prestito a 5 anni erogato da Jp Morgan e Ubs. Sarà Amco a restituirlo, quando la Bce darà il via libera definitivo all’operazione bad bank, chiudendo una trattativa che va avanti da troppi mesi.

Il Monte dei Paschi aveva già ricevuto un via libera informale da parte della Commissione Ue riguardo all’operazione di scissione dei crediti deteriorati del gruppo. A fine maggio da Bruxelles la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, interpellata sul tema, aveva affermato: "Abbiamo dato rassicurazioni alle autorità italiane. La misura è stata decisa prima che la crisi del Covid-19 esplodesse". Dopo il sì del consiglio d’amministrazione di ieri, manca il passaggio in un’assemblea straordinaria del Monte dei Paschi. E poi l’assenso della Banca centrale Europea, che ha 90 giorni di tempo per esaminare il progetto Hydra e valutare se è in linea con il piano di ristrutturazione del Monte (pur se aggiornabile alla luce degli effetti della pandemia) e della prossima uscita del Tesoro dal capitale della banca.

Quello che ha visto la luce ieri, come raccontato tante volte su queste pagine, è un progetto diverso dalla bad bank inizialmente proposta dagli ex vertici Mps, Stefania Bariatti e Marco Morelli. L’ex ad avrebbe voluto girare a Amco, l’ex sga di proprietà del Tesoro, uno stock di 14 miliardi di euro di crediti dubbi, liberando il Monte da ogni fardello residuo in portafoglio. Anche sul prezzo di cessione le aspettative erano maggiori, perché con percentuali più basse, il bilancio della banca non avrebbe retto l’urto. La trattativa con l’Europa e con la DgComp si era indirizzata su condizioni più di mercato, per non prefigurare l’ipotesi di aiuti di Stato.

Ormai quel progetto non c’è più, è stato approvato il piano Hydra con quel miliardo e passa di patrimonio da girare ad Amco assieme ai crediti dubbi. Non sarà un dettaglio di poco conto nella trattativa con la Bce. Perché potrebbe spingere Francoforte ad accelerare sulla ricerca del partner bancario. Più interessato a un matrimonio con un Monte ripulito dai crediti e con meno rischi sul fronte delle cause giudiziarie. E più attraente grazie alla forza della sua rete e alla vocazione territoriale della banca più antica del mondo.

Uscirà il Tesoro, prima o poi, dal capitale del Monte dei Paschi? Presumibilmente i vertici di Rocca Salimbeni, tramite l’azionista principale, ovvero il ministro Gualtieri, chiederanno all’Europa una proroga di qualche mese rispetto al dicembre 2021, la deadline fissata nel piano di ristrutturazione pre-Covid. Il nuovo piano industriale, per convincere l’Europa, dovrà indicare anche il profilo del nuovo partner, banca o fondo che sia. L’importante è che non sia il Tesoro mascherato da azionista privato. Perché altrimenti anche la bad bank potrebbe infrangersi contro i veti Bce.

In attesa di conoscere le cifre finali, gli advisor scelti dal Monte per la caccia al futuro alleato, oggi la banca vara anche la vendita ai francesi di Ardian del portafoglio immobiliare da circa 350 milioni di euro. Tra gli immobili venduti, lo storico Palazzo Rondinini a Roma, la sede a Milano in via Santa Margherita, a pochi passi dalla Scala, e palazzo Alinari a Firenze. Conto alla rovescia anche per l’ufficializzazione del nuovo capo dell’area finanza. Già scelto dal consiglio, è un manager che viene da un’altra banca, sarà ufficializzato quando finirà il rapporto tra il Monte e Andrea Rovellini.