"Studi estetici chiusi Così dilaga l’abusivismo"

Sale la protesta degli operatori. "Noi a casa, parrucchieri e barbieri no. C’erano le misure per lavorare in sicurezza , invece si va da chi non è in regola"

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E’ un vero tormento non sapere cosa ci sarà domani. Il passaggio in zona rossa, che ha costretto alla chiusura i centri estetici, ha gettato nello sconcerto centinaia di operatori del benessere, che avevano investito già tempo e denaro dopo il primo lockdown in dispositivi e misure anticovid. Un protocollo ferreo, tanto che sembrava di essere in sala operatoria più che in un lettino a farsi la ceretta. Senza contare le visiere, le mascherine, gli igienizzanti, e la sterilizzazione (al pari dei dentisti) degli strumenti. Ma quello che è difficile accettare è che i servizi alla persona sono stati messi su due posizione diverse: da una parte i parrucchieri e barbieri che restano aperti, e dall’altra loro con le saracinesche abbassate, lasciate sole ad arrancare con qualche prodotto e cosmetico da vendere a domicilio.

"C’è amarezza, tanta amarezza – afferma Elettra Guideri, portavoce estetiste Cna Siena – Lavoriamo solo su appuntamento e con tutti i dispositivi al pari dei parrucchieri, eppure siamo chiuse. Non siamo invidiose, ma è assurdo". Insomma barba sì, baffetto no e la domanda resta una: "I trattamenti sono individuali. Quindi, perché farci chiudere?". Difficile rispondere, quello che è certo è che così si diffonde solo l’abusivismo, che già da marzo alla fine del lockdown ha fatto affari d’oro. "Un problema presente anche a Siena e provincia – afferma Guideri – che sta aumentando a vista d’occhio adesso che siamo nuovamente chiuse. Sono tantissime le clienti dei vari centri estetici che si rivolgono a loro, incuranti della totale mancanza di sicurezza".

Tante le chiamate registrate a marzo e anche adesso a coloro che girano casa per casa offrendo su appuntamento gli stessi trattamenti delle estetiste seppur lavorando senza nessuna regolamentazione. "Le abusive non hanno monouso e materiale professionale, oltre a lavorare in nero – spiega – Senza prescrizioni di legge sia sul piano formativo che igienico-sanitario, rappresentano un serio rischio per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola. Aprire la porta ad un’abusiva o anche andare a casa sua significa rischiare di aumentare i contagi. L’appello che rivolgo a chi pensa di non riuscire ad attendere la riapertura è quello di non lasciarsi ingannare dalle estetiste porta a porta, ma aspettare e rivolgersi solo alle professioniste del settore, che hanno studiato per fare questo mestiere e che per farlo hanno fatto investimenti enormi per rispettare, in un periodo complicato come questo, ogni norma anticovid. Un’estetista abusiva non segue nessuna norma, se non una mascherina al volto".

Simona Sassetti