Le storie del Palio: "Nella comparsa della Civetta nonostante la protesi alla gamba"

Gabriele Pannacci ha realizzato un sogno. "Grazie alla Contrada, il giorno più bello della mia vita"

Pannacci (Foto concessa da Duccio Fiorini)

Pannacci (Foto concessa da Duccio Fiorini)

Siena, 21 agosto 2019 - Quando affetto e appartenenza possono più di ogni barriera. Anche fisica. E la Contrada diventa famiglia che allarga le sue braccia protettive, rappresentando l’approdo sicuro nelle difficoltà. Un luogo dove sentirsi bene. Storia da raccontare quella di Gabriele Pannacci, senese trapiantato a Roma che dieci anni fa in un incidente stradale ha perso una gamba, sotto il ginocchio. E si muove grazie «ad una protesi come quelle impiegate dall’atleta Pistorius, per intendersi ma con sopra i colori del Castellare», racconta lui stesso. Che non gli ha impedito, il 16 agosto, di far parte della comparsa della Civetta nel corteo storico del Palio, come capopopolo. Piccolo miracolo di Siena e delle Contrade.

«E’ stato uno dei giorni più belli della mia vita. Dieci esatti dall’incidente, la chiusura di un cerchio. La Civetta – ha scritto al padre subito dopo la passeggiata storica, rivela lui stesso – come sempre ci vede nella notte. Arrivato al Casato stanco, entri e scoppia la magia: non senti più la fatica, il caldo, la gamba bionica che vibra e tende il dolore. E l’anima vola, come la Civetta. Questo Palio dentro di me durerà per tutta la vita. Sarà il mio Palio ed il Castellare resterà nel mio cuore per sempre».

Non smette di ripetere ‘grazie’ alla Civetta, Pannacci. «Un amore viscerale che è cresciuto negli anni, ancora di più dopo che ho avuto l’incidente. Ero in moto, un ragazzo mi prese con l’auto vicino a casa. Con la Contrada parliamo la stessa lingua, quella della solidità di valori e della comunanza», aggiunge Pannacci, 54 anni, senese trapiantato a Roma. «Ma da generazioni la mia famiglia è civettina – rivendica –, il babbo che poi entrò in Marina per cui ci siamo dovuti trasferire, il nonno che era avvocato al Monte, dove lavorava anche mamma». Tutti battezzati.

«Solo uno con la testa dura come me poteva accettare questa sfida. Nel Castellare erano un po’ preoccupati, invece è andato tutto bene. Una cosa bellissima, un onore», sottolinea svelando di aver ricevuto la chiamata dalla Civetta per dirgli che si sarebbe monturato «proprio il 7 giugno 2019, dieci anni dopo l’incidente che mi ha cambiato la vita. Facevo il direttore commerciale in un’azienda che si occupava di elicotteri. Pensa che dovevo vestirmi già nel 2009, prima di essere travolto. Il cuore andò ripetutamente in arresto cardiaco, grazie alla mia passione per le immersioni sono salvo e ora parlo con te. Fino al 25 luglio ero in coma, ma il 16 agosto vidi la Civetta vincere dopo 30 anni. E per la cena ero in Piazza con la carrozzina. Nel 2014, altro momento buio perché chiusi un rapporto sentimentale e con il lavoro, ancora una vittoria. Insomma, nei momenti più duri la Civetta c’è stata sempre. E io ci sarò per lei».