"Stavolta il virus non risparmia nessuno"

Il professor Franchi, coordinatore della Covid Unit alle Scotte: "Coinvolte tutte le fasce d’età, la pandemia non si è affievolita. Siamo pronti"

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"Siamo solo agli inizi o forse al top, è difficile fare previsioni, su una esperienza ancora limitata, nel tempo e nei numeri. Ad oggi noi abbiamo pochi ricoverati e un’area Covid riaperta da una ventina di giorni. Seppure il contagio abbia oggi cifre importanti, in aumento in tutta la Toscana. Ma, come già ad aprile, Siena è fanalino di coda rispetto ad altre realtà, anche nei ricoveri": è il punto di vista del professor Federico Franchi, docente universitario e coordinatore della Covid Unit dell’Azienda ospedaliero universitaria Senese. Alle Scotte oggi sono ricoverati dodici pazienti, nelle tre aree predisposte, di bassa. media e alta intensità; un paio sono in terapia intensiva.

Professore, siamo di nuovo in emergenza?

"I numeri sono in aumento e diversamente da aprile, oggi il virus circola in tutte le fasce della popolazione, non risparmiando nessuno, dal giovane, il trentenne, all’anziano".

Quali sono i motivi, problemi che comportano il ricovero?

"Arrivano pazienti per Covid e pazienti con Covid. Mi spiego: parte dei ricoveri sono legati alle problematiche Covid e dunque con le classiche polmoniti e insufficienze respiratorie; ma ci sono anche ricoveri avvenuti per altre patologie o problemi, come un trauma, un’appendicite, che all’accesso al pronto soccorso, quando viene fatto il tampone, rivelano la presenza del virus. Queste persone vengono ricoverate comunque nell’area Covid, perché positivi: del resto alle Scotte abbiamo creato questa ’bolla’ con un team multidisciplinare, pronto ad affrontare tutte le casistiche, in modo specifico e in sicurezza".

Quanti posti ci sono?

"La bolla Covid, in quanto tale, ha un numero ragionevole di posti, ma all’occorrenza si amplia ad accogliere tutte le necessità del momento".

Quale è la casistica attuale? Ci sono situazioni gravi fra i ricoverati?

"Il virus non credo sia cambiato rispetto ad aprile: c’è chi arriva con insufficienza respiratoria come già nella prima fase ed è nelle stesse condizioni. Chi arriva invece per altre problematiche è di solito asintomatico, la sua positività è data solo dal tampone e presenta una forma più lieve. Credo che gli asintomatici oggi siano tanti".

Però oggi a differenza di ieri sappiamo come curarli?

"Preferirei dire trattarli. Non ci sono ancora cure specifiche per Covid, ci sono invece terapie, che in questi mesi sono state adottate, provate e selezionate, che aiutano. I farmaci utilizzati sono ancora i cortisonici. Penso che la cura migliore sia evitare che il virus si diffonda".

Era prevedibile questo scenario? Con questi numeri?

"Abbiamo letto tutti che con la ripresa della scuola, i movimenti e con la chiusura in ambienti ristretti, interni, il virus avrebbe avuto di nuovo presa. Era prevedibile dunque: con la diminuzione delle difese i numeri sarebbero aumentati. E così è".

Le scuole, appunto: sono piccoli focolai da contenere. Come?

"In un mondo ideale ci si può rinchiudere in casa, non è questo il nostro caso e la società tutta non può sostenere un altro lockdown. Ma non dobbiamo confondere il convivere con il virus dal far finta che non c’è: convivere con il Covid vuol dire attenersi a comportamenti corretti, usare le misure di protezione. Far finta di niente, con mascherine alla gola o sul braccio e la movida fuori dai locali, vuol dire non aver capito come si convive. Il sacrificio richiestoci oggi non è poi così grande".

Paola Tomassoni