Spezzatino Mps Ultima chiamata alla politica

Pino

Di Blasio

Il tempo sta scadendo

e i ’carrarmatini’ di banche e soggetti finanziari si stanno piazzando nel cartellone del risiko del credito. E il Monte somiglia alla Polonia del 1815, che fu spartita tra Austria, Russia e Prussia dopo che Napoleone aveva provato a ricomporla. Siccome il gruppo bancario senese è un boccone troppo grosso per essere inghiottito da un solo istituto, per quanto grande sia UniCredit, ecco che il piano che piace ai mercati e ai probabili acquirenti è uno ’spezzatino’. Con UniCredit che si prenderebbe gli sportelli di Veneto, Toscana e un po’ di Emilia, il Mediocredito Centrale che si accollerebbe i 400 del Sud d’Italia, Banco Bpm, Bper e perfino Poste, che si dividerebbero il resto. Lasciando a Siena solo la Rocca, che non può essere divisa. Sono sempre ’piani di carta’, scritti solo dai giornali. Ma almeno sono piani, strategie. Mentre Siena, il Monte dei Paschi, la Toscana, i sindacati, i partiti o restano in silenzio o attaccati all’illusione di un Tesoro che rimanga azionista anche dopo la primavera del 2022.

Né Draghi né nessuno al Mef ha intenzione di irritare l’Europa per una bagatella come il Monte quando si aspetta di ricevere 236 miliardi di euro per il Pnrr. Bisogna indicare una strada diversa dallo ’spezzatino’. E tocca alla ’governance’ locale studiare una soluzione. Dalla banca non verranno aiuti. L’ad Guido Bastianini ha varato il suo piano ’stand alone’ e ha trovato alleati nel governatore Giani e nel Movimento 5Stelle. Il consiglio d’amministrazione presieduto da Patrizia Grieco, che non vede l’ora di ’traslocare’ al vertice di Assomine, passerà agli archivi come il board più superfluo nei 550 anni di storia del Monte dei Paschi. Il Pd di Enrico Letta, la Lega di Salvini e Borghi e tutti gli altri partiti che aspirino a governare queste terre hanno l’ultima occasione per dire cosa pensano. Quando il Monte si sarà ’dissolto’, non avrà più importanza ascoltare le loro proposte.