’Sos’ peste suina africana Paura per la Cinta senese

Il coordinatore degli Atc toscani Vivarelli: "Istituita dalla Regione l’unità di crisi. Noi siamo presenti". Berni, presidente della Cia: "Specie locali a rischio"

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E’ allarme anche in provincia di Siena per la diffusione della peste suina africana. Il presidente dell’Atc Siena Nord, Roberto Vivarelli, spiega: "Purtroppo il contagio, finora contenuto in alcuni paesi del Nord Europa, si è già manifestato in Italia, in particolare in Piemonte e in Liguria. La peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus che colpisce i suini domestici e selvatici (i cinghiali), causando un’elevata mortalità. Non si trasmette all’uomo, quindi non ci sono rischi per la popolazione".

"La Regione ha già attivato un’unità di crisi – dice Vivarelli, che è anche coordinatore degli Atc della Toscana – a cui partecipano i nostri Atc. Ci siamo mossi da subito allertando le nostre squadre al cinghiale, dando indicazioni, affinchè si provveda a informare le autorità sanitarie competenti".

Attualmente solo la provincia di Massa subirà restrizioni venatorie. Il resto della Toscana, suddiviso in fasce di rischio in base alla vicinanza ai primi focolai della Liguria, non ha avuto indicazioni di chiusura. "C’è allerta nel mondo venatorio – conclude Vivarelli –: il cinghiale è potenzialmente il mezzo di circolazione del virus. Se la peste suina africana non fosse limitata, potrebbe fare danni gravissimi a tutti gli allevamenti di suini, in particolare alla cinta senese. Serve la collaborazione di tutti".

Concorde il presidente della Cia di Siena, Valentino Berni: "La peste suina africana può rappresentare una grave minaccia per l’intera filiera suinicola provinciale, in particolare per le razze autoctone, su tutte la cinta senese, che in passato è già stata a rischio scomparsa. E’ quindi necessario agire con tempestività, cercando di eliminare i potenziali vettori della malattia, ovvero i cinghiali". In provincia di Siena ci sono circa 20mila capi: "Siamo di fronte a un problema di ordine sanitario che rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti, salumi e carne di maiale – aggiunge Berni, dopo i primi casi di diffusione del virus della peste suina africana in carcasse di cinghiale rinvenute in Piemonte e Liguria –. La peste suina potrebbe avere un impatto devastante su un settore strategico per l’agricoltura senese, inficiando anni di lavoro dedicato alla qualità delle produzioni, alla sicurezza dei consumatori e al benessere degli animali". E infine: "Nel nostro territorio – è la conclusione – non abbiamo numeri importanti di allevamenti intensivi, ma c’è preoccupazione, perché la malattia in breve tempo farebbe sparire migliaia di capi e il loro patrimonio genetico".