"Sopravvissuto al Covid, guai sottovalutarlo"

Il racconto-testimonianza di Marco Conti, il virus gli ha portato via padre e fratello. "Non sento odori, le forze recuperate solo in parte"

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di Laura Valdesi

SIENA

"Quando racconti che, a volte, senti la terra aprirsi sotto i piedi e ti sembra di cascare, riesce difficile crederlo a chi non c’è passato. Fino ad un mese e mezzo fa accadeva spesso, ora per fortuna di meno. Tempo e cure stanno lentamente producendo i loro effetti". Racconta il suo viaggio nell’inferno del Covid 19, Marco Conti di Piancastagnaio, 58 anni, responsabile della testata on line Amiata news. La sua famiglia è stata duramente colpita: il virus ha portato via padre e fratello. E lui è rimasto contagiato riuscendo a superare la fase più delicata. "Una notte ho creduto di non farcela", riavvolge il nastro dei ricordi.

Come sta oggi Marco Conti?

"Il decorso della malattia è andato per il meglio. Però non ne sono ancora uscito del tutto. Lascia conseguenze diverse da persona a persona, come sapete attacca il cuore e i polmoni in generale. Ma anche i nervi eliminando gusto ed olfatto. Personalmente riesco solo a sentire il salato mentre non avverto gli odori. Nel corso del tempo ho effettuato tre tac e devo continuare a svolgere accertamenti, restando sotto controllo".

Ha recuperato le forze?

"Se prima ero al 100% adesso, e forse esagero, sono al 50%. Dipende anche dall’aver preso qualche chilo perché rispetto al passato ho potuto fare meno movimento".

Tutti dicono che psicologicamente è una situazione difficile da sostenere. Quale è stato il suo segreto per tornare in carreggiata?

"La famiglia e un nipotino, avere lui ha aiutato molto. Piano piano sto ripercorrendo anche la ‘strada’ fatta da mio padre, che si chiamava Valeriano ma per tutti era Beppino, e da mio fratello negli ultimi giorni di vita. Sono stato alle Scotte a Siena, ho voluto vedere la stanza che lo ha accolto, ho parlato con le dottoresse. Farò lo stesso anche per l’ultimo tratto del percorso di mio fratello, ma un passo alla volta. Si torna in carreggiata, rispondo alla domanda, grazie a famiglia, fede e una forza di volontà personale notevole. E, nel mio caso, grazie alla passione per la scrittura".

Il pensiero che più riaffiora?

"Le ultime parole di mio padre. Babbo era con il casco che mettevano per l’ossigeno ma volle parlare comunque, chiese come stavamo io e mio fratello".

Le fa paura l’attuale ripresa del contagio?

"Sì, molto. Non credo sia diverso rispetto al passato il virus, anche se non sono un virologo. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere a me che l’ho già avuto, visto che sono debole rispetto al passato. Fa tanta paura soprattutto per i familiari".

Eppure molti negano addirittura l’esistenza.

"La gente non si rende conto! Vedo tanta incoscienza. In estate ci ha fatto credere che potevamo affrontarlo in modo più sereno mentre serviva maggiore senso di responsabilità. Registro anche ora troppa superficialità nei confronti del virus".

Un messaggio ai cittadini.

"Bastano tre gesti semplici: lavarsi le mani, indossare le mascherine, rispettare le distanze. Ma non entra nella testa delle persone. E poi avere rispetto di chi ci sta intorno, a partire dagli anziani che sono la nostra memoria e che dobbiamo tutelare".

Si è mai sentito discriminato per aver contratto il virus?

"Tuttora, a volte. E’ tornata la paura e torni ad essere un possibile untore anche se nei fatti ovviamente non è così. La gente a maggio, quando iniziai ad uscire, mi evitava. Ciò ha avuto anche ripercussioni pesanti sul mio lavoro".

Ricorderà suo padre e suo fratello in modo speciale?

"Per ora non ho la forza di fare progetti. Qualcosa in testa ho".